di Mario Nardicchia

Chi entra nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, viene subito colpito dalla maestà della statua del Mosé di Michelangelo, dalla sua perfezione, dalla sua bellezza, e ricorda l'aneddoto -forse mai accaduto- che ci raccontavano i nostri insegnanti, sin dalla scuola dell'obbligo, per farci meglio penetrare nella contemplazione dell'opera d'arte:”Michelangelo Buonarroti, dinanzi al suo capolavoro finito, preso dall'entusiasmo, diede un colpo di martello sulla gamba del Mosé, esclamando: «Ma perchè non parli...!?»”.

La statua del Mosè fa parte di un complesso scultoreo che il papa Giulio II(1443-1513) -al secolo Giuliano della Rovere- commissionò a Michelangelo Buonarroti statuaIl Mosè di Michelangelo in San Pietro in Vincoli(1475-1564) -architetto, scultore, pittore, poeta- come propria cappella sepolcrale; il Pontefice non fece in tempo a vederla ultimata e le sue spoglie vi furono traslate un secolo dopo la sua morte. 
Ai lati della statua del Mosè, alla sua destra -a sinistra di chi guarda- c'è una statua di donna (Rachele, seconda moglie di Giacobbe) con testa e sguardo rivolti in alto; dall'altra parte, un'altra statua di donna (Lia, sorella maggiore di Rachele, prima moglie di Giacobbe, entrambe figlie di Làbano, fratello della madre di Giaobbe stesso)) con viso e sguardo rivolti per terra. Sono, rispettivamente, l'allegoria della “vita contemplativa” e quella della “vita attiva” che Michelangelo ha tratto dalla Bibbia (Genesi 29,16 e 17:«Làbano aveva due figlie; la maggiore si chiamava Lia e la più piccola Rachele. Lia aveva gli ochi smorti, mentre Rachele era bella»), tramite i versi di Dante Alighieri -Purgatorio XXVII, v. 97-108:

«giovane e bella in sogno mi parea
donna veder andar per una landa
cogliendo fiori; e cantando dicea:
“Sappia qualunque il mio nome dimanda
ch'i mi son Lia, e vo movendo intorno
le belle mani a farmi una ghirlanda.  
Per piacermi a lo specchio qui m'addorno;
ma mia suora Rachel mai non si smaga
dal suo miraglio, e siede tutto giorno.
Ell'è d'i suoi belli occhi veder vaga
com'io de l'addornarmi con le mani,
lei lo vedere e me l'ovrare». 

Come ogni artista d'alta maestria, anche Michelangelo ebbe necessità, per la realizzazione delle due statue femminili, di ispirarsi a delle modelle viventi e sue contemporanee, belle, sensibili, virtuose, dall'animo gentile, dalla spiccata vena poetica. Per la “vita attiva”, la statua di destra rispetto a chi osserva il complesso piantinamonumentale del Mosè in San Pietro in Vincoli, l'ispiratrice è stata individuata di recente: è Faustina Lucia Mancini, nobildonna romana nata nel 1519; a 19 anni andò in sposa al condottiero Pietro Paolo Attavanti. Per l'avvenenza e le virtù morali, i modi gentili e la rara armonia del corpo entrò nelle grazie del cardinale Alessandro Farnese (1520-1589) -uomo di cultura e mecenate- il quale la elesse 'madrina' dell'Accademia letteraria romana dello Sdegno. Morì di parto a Roma nel 1543.
Per scolpire nel marmo la “vita contemplativa”, la statua a sinistra di chi guarda il complesso sepolcrale di papa Giulio II in San Pietro in Vincoli, Michelangelo Buonarroti scelse come modella una sua amica dallo sguardo mistico e dagli occhi evidentemente pieni di fascino ed attraenti: è Vittoria Colonna, Marchesa di Pescara.  
Donna Vittoria nacque nel castello di Marino (Roma) nel 1490 dal capitano Fabrizio Colonna, gran conestabile del Regno di Napoli e da Agnese di Montefeltro. Nel 1509 sposò, nel castello di Ischia e con grande sfarzo, Ferdinando (Ferrante) Francesco d'Avalos (Napoli1489-, Milano 1525, figlio di Alfonso e di Diana de Cardona, di quadro Ferrante Francesco marchese di Pescarapotente famiglia spagnola trapiantata in Italia) Marchese di Pescara e valoroso uomo d'armi, capitano generale dell'imperatore Carlo V. Ferdinando Francesco d'Avalos fu ferito gravemente durante la Battaglia di Pavia (1525) nel corso della quale fu fatto prigioniero Francesco I di Francia. Morì a Milano di tisi.
Rimasta vedova a trentacinque anni, Vittoria Colonna condusse una vita assai mistica spesso vagando nei conventi: San Silvestro in Capite a Roma; San Paolo di Orvieto; Santa Caterina di Viterbo; Sant'Anna in Roma, ove morì.
Conobbe e fu amica di artisti e letterati famosi del suo tempo: In particolare di Michelangelo Buonarroti conosciuto a Roma nel 1538, mentre l'artista affrescava la parete di fondo della Cappella Sistina (1536-1541); ma anche di Pietro Aretino, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Annibal Caro, Jacopo Sannazzaro, Bernardo Tasso.(1498-1569), padre del più celebre Torquato...
E' di Bernardo Tasso questo sonetto tratto dalle sue “Rime” pubblicate a Venezia nel 1517 e dedicato a Vittoria Colonna: Michelangelo avrà tenuto conto anche di questi versi per prendere a modello per la statua della “Vita contemplativa” il volto di donna Vittoria i cui occhi sono tutt'uno con la mente rivolta al Divino:

Alla Marchesana di Pescara

Or vi si può ben dir, Donna, beata
Che in questo mondo tempestoso e rio,
Volta cogli occhi de la mente a Dio,
Lieta vita vivete et onorata,
E con la penna del pensiero alzata
Là dove si finisce ogni desìo,
Sì come in un terreno almo e natìo,
Felice trappassate ogni giornata.

Michelangelo Buonarroti, nelle sue proprie “Rime” (CXXI), così esalta le virtù e il volto di Vittoria Colonna, addirittura modello anche -così pare- del capolavoro della “Pietà” in San Pietro (forse, però, si tratta di una pittura):

Rime: CXXI

Come non puoi non esser cosa bella
esser non puoi che pietosa non sia,
sendo po' tutta mia,
non puoi poter non mi distrugga e sempre.
Così durando sempre
mie pietà a tua beltà qui molto,
la fin del tuo bel volto
in un tempo con ella
fie del mie ardente core.
Ma poi che 'l spirito sciolto
ritorna alla tua stella,
a fruir quel Signore
ch'è corpi a chiunque muore
eterni rende o per quiete o per lutto,
priego 'l mie, benchè brutto,
com'è qui teco, il voglia in paradiso
c'un cor pietoso val quant'un bel viso.

Una chiara allusione della medesima Marchesa di Pescara a tale argomento è contenuta nel Sonetto CCV della propria raccolta di versi, “Rime”, composte tra il 1538 e il 1540:

Vittoria Colonna
SONETTO CCV. ARGOMENTO. Manda a donare una immagine del Redentore. 

Perchè la mente vostra, ornata e cinta 
D'eterno lume, serbi la sembianza 
Del gran motor nella più interna stanza, 
Ove albergar non puote immagin finta; 
Forse da quella ardente voglia spinta 
Che mai non s'empie, anzi ad ognor s'avanza, 
Com'esser suol de' veri amanti usanza, 
Aggradirla, potrebbe anco dipinta. 
Ciò pensando, signor, la vostra umíle 
Nova madre ed ancella ora v'invìa 
L'opra, ch'in voi miglior mastro scolpío; 
Pregandovi ch'a dir grave non sia, 
Se questa in parte a quell'altra è simíle 
Cui sempre mira il vostro alto desio. 
Precedentemente, prima che conoscesse la Marchesa di Pescara, nel 1527 -durante il “Sacco di Roma” da parte dei 'lanzichenecchi' (mercenari arruolati nell'esercito germanico che combattevano contro Francesco I re di Francia)- il Buonarroti tornò a Firenze e aderì al governo repubblicano dopo la cacciata dei Medici: ottenne quadro1Vittoria Colonnal'incarcico di Governatore Generale delle Fortificazioni, «eseguendo splendidi disegni per le mura, i bastionie le porte della città» (Enciclopedia dell'Arte-Bompiani). Ci resta un suo progetto di “fortificazione a stella”, qui riportata. Non è da escludere che su richiesta di Vittoria Colonna in ricordo dell'amato marito e stante la necessità di approntare la difesa del centro adriatico dalle incursioni saracene, ci sia la sua mano nel delineare la fortezza di Pescara, affidata a Giantomaso Sala, i cui resti sono stati or ora rinvenuti in città, zona Rampigna..Ma i reperti rimandano ancora più indietro nel tempo, almeno al II,I sec. a.Cr.,alla Roma Repubblicana, alla funzione duale del porto: “Piscaria” e “Hostia Aterni”. Vedremo!

Al Circolo culturale romano che faceva capo a Vittoria Colonna definita «la Petrarca al femminile», apparteneva anche Francisco de Hollanda (Lisbona 1517-1584: vissuto a Roma per otto anni dal 1538), pittore lusitano e teorico dell'arte propugnatore della dottrina estetica del 'neoplatonismo' (“...è l'amore che porta l'uomo al cospetto di Dio; e l'amore è ispirato dalla bellezza”), autore di “Quatro diálogos de pintura antigua” in cui definisce Vittoria Colonna in questi termini espliciti con i quali chiudiamo il presente breve saggio:«Vittoria Colonna Marquesa de Pescara e irmã do senhor Ascánio Colonna, uma das illustres e famosas donnas que há na Itália e em toda a Europa». Un giudizio che fotografa perfettamente un personaggio rinascimentale che ha onorato ed onora anche l'Abruzzo e la sua costa adriatica.

piantina2Michelangelo Fortificazioni Firenze

09-06-2020
Autore: Mario Nardicchia
Preside Scuole associate Unesco e Commissario Governativo Scuole Italiane all'Estero, a riposo.
meridianoitalia.tv

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