Architetti del Dialogo Interreligioso e della Pace

di Gianni Lattanzio

Con la scomparsa di Papa Francesco il 21 aprile 2025, si chiude un capitolo cruciale della diplomazia della pace, del dialogo interreligioso e dell’impegno per la giustizia sociale. Tra le tante eredità del suo pontificato, spicca lo storico viaggio del 2019 in Marocco: un momento emblematico di convergenza spirituale e politica con il Re Mohammed VI. I due leader si sono posti come punti di riferimento di una visione condivisa: un mondo in cui le religioni siano ponti e non barriere.

Del resto, Papa Francesco, sin dal suo insediamento, nel 2013, ha costantemente sottolineato l'importanza del dialogo interreligioso, un tema cruciale in un mondo caratterizzato da conflitti e divisioni. I rapporti con il mondo islamico, in particolare, ha rappresentato un aspetto fondamentale della sua missione, poiché l'Islam è la seconda religione più praticata al mondo e i musulmani costituiscono una parte significativa della popolazione globale.
Il Magistero di Papa Francesco è caratterizzato da un approccio innovativo e inclusivo. Tra i suoi messaggi più significativi c'è l’invito a costruire ponti tra le diverse fedi, basandosi su valori comuni come la giustizia, la pace e la fratellanza umana. Una visione che è emersa in modo chiaro durante lo storico incontro ad Abu Dhabi nel 2019, dove ha firmato il Documento sulla Fratellanza Umana che affronta temi fondamentali per la coesistenza pacifica tra le religioni.

Il viaggio in Marocco si inserisce in tale dinamica e l'incontro tra Papa Francesco e Re Mohammed VI è stato ben più di una visita istituzionale: è stato il riconoscimento di una comunanza di valori in un’epoca di fratture globali. Al centro della loro alleanza morale, tre assi portanti:

(Dialogo interreligioso come via per la pace)
Durante il suo discorso a Rabat, il Papa ha evocato l’incontro del 1219 tra San Francesco d’Assisi e il sultano al-Malik al-Kamil come esempio di apertura e rispetto reciproco tra cristiani e musulmani. Re Mohammed VI, nella sua veste di “Comandante dei Credenti”, ha ribadito l’importanza della libertà di culto, dichiarando: “Assicuro la libera pratica delle religioni del Libro”. Insieme hanno firmato lo Appello per Gerusalemme, chiedendo il rispetto dell’identità multireligiosa della città santa, in un messaggio chiaro contro l’estremismo settario.

(Educazione come antidoto all’estremismo)
Papa Francesco ha elogiato il modello del Marocco nella formazione degli imam presso l’Istituto Mohammed VI, sottolineando: “L’unica risposta al radicalismo non è militare: si chiama educazione”. L’approccio marocchino si fonda sulla formazione religiosa moderata e la prevenzione ideologica, rivolgendosi anche a studenti di tutta l’Africa e dell’Europa.

(Umanitarismo e migrazione)
Nel centro Caritas per migranti, il Papa ha presentato la sua visione in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Il Marocco, sotto la guida del Re, ha dato prova di una gestione innovativa e umana della migrazione, legalizzando migliaia di migranti subsahariani e offrendo loro servizi fondamentali. Francesco ha denunciato le “barriere mentali e fisiche” che ostacolano la speranza di chi cerca una vita dignitosa.

 

La visita lampo di 27 ore del Pontefice in Marocco , la prima in oltre trent’anni , è stata ricca di gesti altamente simbolici e accordi sostanziali:
• Dichiarazione su Gerusalemme: firmata a sorpresa dai due leader, l’appello chiedeva che Gerusalemme rimanesse un luogo aperto per ebrei, cristiani e musulmani.
• No al proselitismo: nella cattedrale di Rabat, il Papa ha invitato la piccola comunità cattolica a vivere la fede “attraverso la testimonianza e il servizio”, in linea con la legislazione marocchina che vieta il proselitismo.
• Armonia interreligiosa: un concerto congiunto tra muezzin, cori cristiani e canti ebraici ha simboleggiato l’impegno comune per l’unità. Il Papa ha anche reso omaggio a frère Jean-Pierre Schumacher, sopravvissuto della strage di Tibhirine, come gesto di riconciliazione.

La collaborazione tra il Vaticano e il Regno del Marocco ha avuto eco ben oltre Rabat:
• Sostenibilità ambientale: l’enciclica Laudato Si’ e il ruolo del Marocco nella COP22 hanno reso evidente la convergenza sull’ecologia integrale come dovere morale.
• Sviluppo inclusivo: l’attenzione del Papa ai movimenti popolari si riflette nell’impegno del Re per ridurre le disuguaglianze, con il suo Nuovo Modello di Sviluppo.
• Mediazione nei conflitti: l’azione diplomatica del Marocco dalla Palestina al Sahel si è spesso incrociata con gli sforzi vaticani, come in Sud Sudan o nella promozione del dialogo interreligioso globale.

Nel corso della sua ultima Messa a Rabat, Papa Francesco si definì “servo della speranza”. Insieme, lui e Re Mohammed VI hanno mostrato che la leadership religiosa, se guidata da compassione e dialogo, può superare le logiche del potere e della paura.

Il loro messaggio è oggi più attuale che mai: quando il mondo alza muri, loro costruivano ponti. Quando prevaleva il sospetto, loro sceglievano la fraternità. Il lascito di questa alleanza spirituale è un invito alla comunità internazionale: trasformare la fede in strumento di pace.

25-04-2025
Autore: Gianni Lattanzio
- Direttore editoriale di Meridianoitalia
meridianoitalia.tv

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