di Gianni Lattanzio

Oggi, 8 maggio 2025, la Chiesa cattolica ha vissuto un evento epocale: l’elezione del cardinale statunitense Robert Francis Prevost come 267° Pontefice, che ha scelto il nome di Leone XIV. La sua elezione, avvenuta al quarto scrutinio, è stata accolta da una folla festante in piazza San Pietro e in tutto il mondo, in un clima di grande attesa e speranza. Il cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio, aveva espresso la preoccupazione e il desiderio di pace che animano oggi l’umanità, ricordando come “il mondo si attende molto dal nuovo Papa”, soprattutto in un tempo segnato da guerre e crisi globali.

papi
Nel suo primo discorso dalla Loggia delle Benedizioni, Leone XIV ha scelto di rivolgersi con parole semplici e potenti:
“La Pace sia con tutti Voi…. Questa è la pace di Cristo Risorto, una pace disarmata e disarmante. ….Dio ci vuole bene e il male non prevarrà.”
Queste parole, ispirate al saluto del Cristo risorto ai discepoli (“Pace a voi”, Gv 20,19), hanno attraversato la piazza e raggiunto milioni di persone attraverso i media, toccando credenti e non credenti. Il Papa ha voluto sottolineare che la pace di Cristo non è una pace armata, ma una forza mite, capace di disarmare i cuori e abbattere i muri dell’odio e della diffidenza.
Leone XIV ha parlato in un momento in cui la pace sembra lontana: il conflitto in Ucraina, la guerra in Terra Santa, le tensioni che attraversano continenti e popoli. Il suo saluto è diventato subito un programma: “Questa è la pace di Cristo Risorto, una pace disarmata e disarmante.”
Non è una pace imposta, ma una pace che nasce dalla fiducia, dal perdono, dalla misericordia. Come insegna la Scrittura: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.” (Rm 12,21)
L’elezione di un Papa statunitense è un segno eloquente della cattolicità della Chiesa, che si fa “tutto a tutti” (1Cor 9,22). Leone XIV porta con sé la ricchezza di una Chiesa che ha imparato a convivere con la diversità, a dialogare con la modernità, a difendere la libertà e la dignità di ogni persona. Nel suo discorso, ha voluto abbracciare idealmente ogni popolo, senza distinzioni di lingua, cultura o religione.

Come ricorda il Vangelo: “Voi siete la luce del mondo. Non può restare nascosta una città che sta sopra un monte.” (Mt 5,14)
Leone XIV ha voluto trasmettere un messaggio di fiducia e speranza: “Dio ci vuole bene e il male non prevarrà.”
Questa affermazione è un’eco della promessa evangelica e della fede della Chiesa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.” (Mt 28,20)
“Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” (Mt 16,18)
È una parola che invita a non cedere allo scoraggiamento, a non lasciarsi vincere dalla paura, ma a credere che la forza dell’amore di Dio è più grande di ogni male.
Il primo messaggio di Leone XIV è stato accolto con commozione e speranza da fedeli e osservatori di tutto il mondo. In un tempo segnato da guerre, crisi sociali e nuove povertà, il Papa americano ha scelto di porsi come costruttore di ponti, operatore di riconciliazione, testimone di una pace che nasce dal Vangelo e si fa impegno concreto.
Il cardinale Re, poche ore prima dell’elezione, aveva invocato la Madonna di Pompei affinché “lo Spirito Santo soffi forte sui cardinali riuniti in Conclave” e perché “venga eletto un Papa di cui oggi il mondo ha tanto bisogno in un momento di guerre che non riescono a trovare la via per raggiungere la pace”. L’elezione di Leone XIV sembra essere la risposta a questa preghiera e a questa attesa.
Leone XIV ha già mostrato di voler fondare il suo magistero sulla Parola di Dio e sulla tradizione della Chiesa. La sua insistenza sulla pace richiama le Beatitudini: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.” (Mt 5,9)
E trova eco nelle parole dei grandi filosofi cristiani: Sant’Agostino definiva la pace come “tranquillità dell’ordine”, Tommaso d’Aquino come “opera della giustizia”. Il Papa americano, con la sua formazione e la sua esperienza internazionale, potrà essere interprete di questa sintesi tra fede e ragione, tra annuncio evangelico e impegno per la giustizia.
Il saluto di Leone XIV è anche un programma pastorale: una Chiesa che esce da sé, che si fa prossima alle ferite dell’umanità, che si impegna per la giustizia, la solidarietà, la cura del creato. È una Chiesa che vuole essere “ospedale da campo”, come aveva detto Papa Francesco, e che ora trova in Leone XIV un nuovo Pastore capace di parlare la lingua della pace e della speranza.
Con Leone XIV, la Chiesa cattolica si apre a un nuovo tempo di dialogo e di speranza. Il suo primo saluto, “La Pace sia con tutti Voi. Questa è la pace di Cristo Risorto, una pace disarmata e disarmante. Dio ci vuole bene e il male non prevarrà”, risuona come un invito universale: lasciamoci riconciliare, costruiamo insieme un mondo più umano, lasciamo che la pace del Risorto raggiunga ogni cuore.
Roma accoglie un Vescovo venuto da lontano, il mondo un Pastore che parla la lingua della pace. Che il suo pontificato sia davvero, per tutti, segno di unità, di rinnovamento e di speranza!

08-05-2025
Autore: Gianni Lattanzio
meridianoitalia.tv

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