di Glenys Sanchez Tejada
In un tempo in cui si parla tanto, ma si ascolta poco, ci sono parole che riescono a toccare l’anima. Quelle di due Papi, Francesco e Leone XIV, che con stili diversi ma con lo stesso amore profondo per l’umanità, hanno saputo riportare al centro della Chiesa qualcosa di antico e prezioso: il linguaggio della fede vissuta, della speranza condivisa, della tenerezza che guida.
Li unisce un’origine che non è solo geografica, ma spirituale: l’America Latina. Un continente dove la fede non è separata dalla vita, ma ne fa parte in ogni gesto, in ogni sguardo, in ogni canto. Qui si crede come si respira, si prega come si parla. È una terra di calore umano, di accoglienza, di comunità. È da qui che proviene lo stile comunicativo che entrambi hanno portato nella Chiesa universale: un linguaggio fatto di vicinanza, semplicità, dialogo umano e pastorale.
Papa Francesco, argentino, ha imparato a parlare il linguaggio del popolo. Le sue parole non sono costruite, ma sentite. Comunica con gesti prima ancora che con frasi. Ogni suo discorso sembra una conversazione: diretta, affettuosa, piena di attenzione. È un pastore che cammina tra la gente, che ascolta prima di rispondere, che accoglie prima di correggere.
Papa Leone XIV, con radici familiari profondamente legate a Santo Domingo, porta nella sua voce l’eco di una terra unica al mondo: la Repubblica Dominicana, l’unico Paese che ha la Bibbia nella sua bandiera. Un segno potente, quasi profetico. Qui la Parola non è solo simbolo, è identità. E in Leone XIV, quella Parola diventa voce calma e sicura, parola che illumina, sguardo che orienta. Il suo stile comunicativo è più meditativo, profondo, ma non distante. È il linguaggio di chi riflette, prega, e poi parla al cuore delle persone.
Entrambi i Papi hanno scelto di comunicare non con la forza dell’autorità, ma con la bellezza dell’autenticità. Non con formule, ma con testimonianza. E ciò che li accomuna, oltre alle radici latinoamericane, è il dono di una fede calda, viva, semplice. In un mondo che cerca risposte veloci, loro hanno scelto di offrire presenza.
Il loro dialogo è umano, spirituale, profondamente pastorale. Non si rivolgono solo ai fedeli, ma a ogni persona in cerca di luce. E lo fanno con parole accessibili, senza complicazioni, piene di significato e affetto. Hanno trasformato la comunicazione della Chiesa: da istituzionale a familiare, da distante a vicina, da formale a profondamente umana.
In questo cammino condiviso, l’America Latina è la culla di una fede che non divide, ma unisce. Che non impone, ma invita. Che non teme la fragilità, ma la accoglie. E in tutto questo, Santo Domingo brilla come simbolo vivo di un popolo che crede con gioia e custodisce con amore la Parola.