di Claudio Cinerari
La scrittura in quanto espressione della condizione mentale ed emotiva della persona (e proprio per questo la grafologia si affianca benissimo ad altri settori come la psicologia e la criminologia), rappresenta uno strumento utile ed efficace per intercettare eventuali segnali di disagio psicologico, emotivo, psicopatologico, assumendo quindi anche una funzione preventiva per alcuni tipi di reati.
Dal punto di vista grafologico, per quanto riguarda i reati violenti, si è sempre cercato di individuare quale fosse l’eventuale “segno tipico” della propensione al singolo reato, ma ovviamente ciò si è rivelato molto difficile, proprio perché le storie e i vissuti individuali sono i più disparati e complessi. Se però, come appena detto, non abbiamo il segno tipico, abbiamo a disposizione alcuni segni caratteristici (nonché anche alcuni recenti studi che vedremo a breve) e ricorrenti per diversi tipi di reati, tra i quali anche lo stalking e il femminicidio.
Prima di vedere insieme alcuni segni caratteristici, è opportuno definire questi due reati: Lo STALKING, perseguito ai sensi dell’art. 612 bis del nostro Codice Penale, rientra negli “atti persecutori” e consiste in un comportamento persecutorio reiterato, messo in atto da un soggetto persecutore chiamato stalker. Le vittime inevitabilmente provano un costante senso di ansia, minaccia, controllo, invasione della privacy, e tutto ciò causa una vera e propria modifica delle proprie abitudini di vita.
E’ importante sottolineare due recenti studi sulle scritture degli stalker: il primo è stato effettuato usando sia le metodologie della scuole francese e sia quelle della scuola Morettiana (italiana), il secondo invece è stato fatto in collaborazione con l’ANALISI DEL SAT (SEPARATION ANXIETY TEST),quindi anche in collaborazione con psicologi, ed entrambi convergono ad uno stesso risultato, ovvero ad una forte correlazione del tipo di scrittura dello stalker ad alcune tipologie di attaccamento rispetto alla figura materna. In psicologia l’attaccamento è molto importante per quanto riguarda l’età dello sviluppo, e tutti i casi analizzati da questa ricerca hanno evidenziato che tutti i rei di stalking avevano avuto un rapporto ambivalente con la figura materna.
Il FEMMINICIDIO invece è un reato che riguarda ogni forma di discriminazione e violenza rivolta contro la donna “in quanto donna”. Nelle società patriarcali questo esercizio del potere e del controllo maschile sulla donna annienta, inevitabilmente, l’identità stessa di quest’ultima, assoggettandola dal punto di vista psicologico, fisico, economico, politico, giuridico e sociale.
Dal recente 7 marzo 2025 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge per introdurre finalmente il reato di femminicidio nel nostro Codice Penale con il nuovo art.557-bis che persegue “Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità”
Vediamo ora alcune caratteristiche grafiche della scrittura dello stalker correlate da alcuni esempi:
1) scritture poco evolute e apparentemente infantili;
2) scritture dal tratto diseguale e con grosse diseguaglianze in inclinazione, forma, direzione;
3) scritture, come definite da Freud, di tipo “orale ambivalente” quindi di grandi dimensioni (indice di bisogno di considerazione e apprezzamento).
Possiamo notare come queste grafie non siano caratterizzate, al contrario di ciò che possiamo immaginare, da tratti di aggressività (presenti invece nelle grafie di altri reati violenti), ma piuttosto da item infantili, immaturità, ripassi e ritocchi, errori ortografici e grammaticali, irregolarità nella direzione della scrittura, nella tenuta del rigo (nella prima lettera notiamo come la direzione sia costantemente discendente, indice di perdita di energia o depressione), e calibro grande.
Vediamo ora alcune caratteristiche grafiche della scrittura di rei di femminicidio correlate da alcuni esempi:
1) scritture angolose e decise;
2) scritture scolastiche e/o in “script” (ovvero una via di mezzo tra corsivo e stampatello, che rientrano quindi nelle cd. scritture “maschera”, tipiche di chi non vuole apparire per come realmente è);
3) presenza di segni di incertezza nel procedere;
4) firma angolosa, illeggibile, disomogenea dal resto della scrittura;
5) tagli delle lettere “T” con deciso slancio da sinistra verso destra (indice di aggressività e di un “io” instabile e agguerrito);
6) scrittura slegata nei collegamenti interletterali (presenza di continui stacchi di penna tra una lettera e l’altra, indice di disconnessione tra pensiero e azione).
Per citare alcuni esempi faremo riferimento alle scritture di 3 rei condannati: Salvatore Parolisi (condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea), Massimo Bossetti (condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio), e Luca Varani (condannato per stalking e tentato omicidio dell’avvocatessa Lucia Annibali).
La grafia di Parolisi (fig.1) apparentemente socievole, è caratterizzata dall’incertezza nel procedere e da un’aggressività covata da tempo (che si nota nei tagli delle T a lazo, da sinistra verso destra). Inoltre possiamo notare come sia una scrittura dominata dall’aspetto femminile (scritture a livello psicoanalitico definite da Jung “scritture Anima”), che lo ha reso ambivalente e instabile, indice molto probabilmente di una disarmonia affettiva mai risolta.
In grafologia l’Anima corrisponde agli elementi inconsci femminili nelle scritture di uomini (al contrario dell’Animus che corrisponde agli elementi maschili nelle scritture di donne). Una grafia “Anima” o “Animus” (che non ha nessuna attinenza con l’orientamento sessuale della persona) si riferisce esclusivamente a persone che hanno sviluppato caratteristiche proprie dell’altro sesso.
La grafia di Bossetti (fig.2) è una scrittura in “script”, ovvero un mix tra corsivo e stampatello tipica delle cd. “scritture maschera” utilizzate da chi non vuole manifestarsi per come è realmente. E’ inoltre una scrittura completamente slegata per quanto riguarda i collegamenti interletterali, e lo possiamo notare osservando le lettere che risultano, tra l’una e l’altra, tutte staccate (la “continuità” è il genere grafologico che misura la connessione tra pensiero e azione, quindi tra quello che si pensa e quello che poi effettivamente si fa).
Per quanto riguarda la firma (ovvero l’io-sociale, il nostro biglietto da visita) apposta in basso a destra e in corsivo, notiamo come sia in netta discrepanza con il resto della scrittura (che rappresenta l’io-profondo, ciò che realmente siamo) indice di un’immagine sociale contraddittoria rispetto a ciò che si è realmente nella vita privata.
Infine la grafia di Varani (fig 3) è di uno stampatello semplice ed essenziale privo di personalizzazione e brio, tipico, come già abbiamo visto in precedenza, delle cd. “scritture maschera”.
Alla luce di tutto ciò, è importante sottolineare il ruolo cruciale del profiling grafologico di personalità, specie in ambito forense (ma non solo, proprio perché la grafologia ha diverse applicazioni), per i diversi tipi di reato, in quanto, quest’ultimo è in grado di far emergere gli aspetti più caratteristici e, ancor meglio, inconsci della persona.
"L'uomo che scrive disegna inconsapevolmente la sua natura interiore", Max Pulver