di Generoso D’Agnese

16 ore ininterrotte di musica suonata sui palchi di Philadelphia e Londra. 16 satelliti per una trasmissione globale con oltre il 90% per cento delle televisioni di tutto il mondo collegato nel corso dell’evento, oltre 70 artisti riuniti per un progetto straordinario. Con quasi due miliardi di telespettatori collegati in diretta, il Live Aid è stato il più grande spettacolo televisivo benefico mai realizzato, coinvolgendo nel cast stellare artisti come Paul McCartney, Queen, David Bowie, Led Zeppelin, Madonna, U2 , Phil Collins e tanti altri.

WhatsApp Image 2025 07 04 at 10.47.23 1Quel 13 luglio del 1985 rimarrà una data straordinaria nella storiografia della musica rock mondiale, grazie all’intuito e alla tenacia di Bob Geldof, leader e voce dei Boomtown Rats,  che con il supporto di Midge Ure degli Ultravox, raccolse nei due stadi di Wembley  di Londra e  John F. Kennedy di Philadelphia oltre 160mila persone, producendo   quella che è considerata la più grande diretta televisiva di tutti i tempi,   il tutto per raccogliere fondi per la grave carestia che negli ultimi due anni, a causa di siccità e disordini politici, aveva colpito l’Etiopia. Ai tempi si parlò di una cifra record che orbitava tra i 40 e i 50 milioni di sterline, ma ad oggi si presume che in realtà la raccolta toccò i 150 milioni. Per oltre 16 ore  la miglior musica  del decennio venne  eseguita dal vivo, dagli artisti più noti e influenti,  tutti uniti nel nome   della solidarietà.

Il Live Aid si aprì  a Londra con l’esibizione degli Status Quo intorno alle 12 del mattino. Alle 13.45 sul palco di Wembley salirono gli Spandau Ballet, un quarto d’ora dopo a Philadelphia Joan Baez, presentata da Jack Nicholson, ricordò Woodstock cantando “Amazing Grace”. Poi toccò a Elvis Costello da Londra. Alle 14:40, in diretta da L’Aia, si esibì B. B. King il quale durante l’esecuzione di “How Blue You Can Get” ruppe una corda della chitarra che sostituì senza interrompere il brano nemmeno per un secondo.

Vincent Scarza, quel 13 luglio del 1985 era nello stadio John F. Kennedy di Philadelphia, e non come spettatore. A lui infatti fu affidata la regia dell’evento “lato americano” e il coordinamento di una nutritissima squadra di tecnici.WhatsApp Image 2025 07 04 at 10.47.23

«Lavorammo per 17 per allestire lo spettacolo, coordinando 4 sale regie e 21  telecamere distribuite in tutta l’area dello spettacolo. Telecamere ben più grandi di quelle in uso oggi, con una tecnologia quasi del tutto analogica».

Vincent Scarza da quasi 10 anni ha lasciato New York per trasferirsi in Italia, nella terra dei suoi avi. Con la moglie Anne Miller  (anche leiWhatsApp Image 2025 07 04 at 12.15.13 1 professionista nel settore televisivo e teatrale e anche lei impegnata nel lavoro tecnico per il Live Aid) hanno scelto di lasciare New York dopo un’intera vita spesa nel lavoro cinetelevisivo, cinematografico e teatrale, partendo dalla sua natia Philadelphia e affermandosi come regista e produttore di successo.  

«La città di Philadelphia – ci spiega oggi il regista - fu scelta dopo aver scartato le idee di New York e Washington, i cui impianti erano indisponibili per concomitanti eventi sportivi. La cosa mi rese particolarmente felice perché potei lavorare a pochi metri dalla mia casa paterna». 

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 Alle 18.40 che il Live Aid ospitò sul palco di Londra il gruppo dei  Queen; la loro performance, chiuse di fatto la diretta da Londra e aprì  quella da Philadelphia, che vide salire sul palco - tra gli altri - David Bowie, una giovane Louise Veronica Ciccona - alias Madonna - (presentata dalla cantante e attrice Bette Midler, Paul McCartney, Neil Young ed Eric Clapton. All’una del mattino sul palco salì di nuovo Phil Collins che nel frattempo, grazie ad un supersonico Concorde della British Airways aveva attraversato l’Atlantico per raggiungere gli Stati Uniti in tempo per eseguire un paio di brani con i Led Zeppelin: sull’aereo   Collins incontrò  l’artista Cher che non aveva idea di cosa stesse succedendo ma che si lasciò convincere ad accompagnarlo al concerto e partecipare al gran finale, trascinato dalla carica di Mick Jagger, Tina Turner e Bob Dylan. L’atto finale però vide protagonista Lionel Richie, chiamato a dirigere il coro più famoso della storia, quel United Support of Artists for Africa che, fortemente voluto e messo insieme da Michael Jackson, avrebbe inciso  il singolo “We Are the World”, vero e proprio inno di un  evento che ha segnato il momento in cui la musica provò, seppur con discutibili risultati, a fare qualcosa di concreto ed eclatante per i più sfortunati.

«Quell’evento - ricorda ancora il regista e produttore Scarza - ha rappresentato una parentesi importante per la mia storia professionale, coinvolgendomi fortemente a livello emotivo, tanto da conservare  cimeli, come le firme di tutti gli artisti ospitati nell’hotel Palace.  Dirigere un evento che ha lasciato il segno nella storia della musica e dello spettacolo rimane per me uno dei più bei regali ricevuti dalla vita».

05-07-2025
Autore: Generoso D’Agnese
meridianoitalia.tv

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