di Klarida Rrapaj
Il 24 settembre 2025, il Parlamento Europeo di Bruxelles ha ospitato il Forum “Women, Peace and Security”, promosso dalla Women’s Federation for World Peace Europe & Middle East. L’iniziativa ha visto la partecipazione di eurodeputate, rappresentanti delle istituzioni e leader della società civile, unite dall’obiettivo comune di rafforzare il ruolo delle donne nei processi di pace e di sicurezza.
In un mondo attraversato da conflitti, crisi migratorie e instabilità geopolitiche, il dibattito ha posto al centro una convinzione condivisa, la pace non può essere raggiunta senza la piena inclusione delle donne. Non si tratta soltanto di un principio di uguaglianza, ma di una
necessità strategica. Le donne, infatti, non sono solo destinatari di politiche di protezione, sono leader, costruttrici di ponti, mediatrici di conflitti e promotrici di resilienza sociale.
Gli interventi di personalità come Iratxe García Pérez e Cecilia Strada hanno ribadito che la sicurezza non è soltanto una questione militare, ma comprende diritti, educazione, giustizia sociale e partecipazione democratica. Questa visione, sostenuta da voci provenienti da diversi Paesi europei, ha evidenziato come la stabilità internazionale passi inevitabilmente attraverso il riconoscimento del ruolo delle donne nella sfera pubblica e politica.
Come psicologa e criminologa, sottolineo che investire sulla leadership femminile significa anche prevenire forme di violenza strutturale e culturale. Quando le donne trovano spazio decisionale, le comunità diventano più resilienti, meno esposte a derive autoritarie e più capaci di affrontare le sfide globali. Lo sguardo vittimologico ci ricorda inoltre che le donne, pur essendo spesso vittime di conflitti e violenze, portano dentro di sé la forza di trasformare la vulnerabilità in un nuovo modello di responsabilità collettiva.
Grande rilievo è stato dato al tema dell’educazione, considerata non solo un diritto fondamentale, ma anche un potente strumento di prevenzione dei conflitti. Offrire alle nuove generazioni ambienti scolastici sicuri e inclusivi significa costruire società più coese, in cui la sicurezza non è imposta dall’alto ma nasce dal basso, dalla consapevolezza e dalla dignità di ogni individuo.
Il Forum di Bruxelles ha dimostrato che la pace e la sicurezza non possono essere pensate senza l’apporto delle donne. È stata una tappa significativa in un percorso che deve continuare, affinché le istituzioni europee e internazionali assumano sempre più questa prospettiva come bussola per le loro scelte strategiche.
Un ringraziamento va alla Women’s Federation for World Peace Europe & Middle East per la visione con cui ha promosso l’incontro, e per il contributo concreto e costante nel favorire un dialogo tra istituzioni e società civile, rafforzando il ruolo delle donne come protagoniste di pace e sicurezza.