di Salvatore Cuomo

Sono ormai diversi anni che l’amministrazione finanziaria del nostro Paese ha puntato su una progressiva informatizzazione dei servizi fiscali ai cittadini con l’obiettivo per nulla nascosto di disintermediare il rapporto fisco contribuente evitando a quest’ultimo il doversi rivolgere ad un Caf od a un professionista quantomeno per le più comuni incombenze tributarie.

Dall’introduzione del portale Fisco on line si è progressivamente passati per la dichiarazione precompilata fino all’ultimo servizio recentemente messo a disposizione dei contribuenti quale è appunto la videochiamata con l’operatore.

Peccato che tutto ciò cozza con una normativa tributaria che si può definire in mille modi ma non certo di semplice applicazione.

In effetti i Testi Unici di riferimento sono ormai ultratrentennali e tra i vari interventi correttivi succedutisi negli anni come pure la serie di ulteriori provvedimenti normativi si è talmente stratificata e resa complessa la lettura ed interpretazione delle stesse norme anche agli operatori professionali del settore.

Le pur lodevoli intenzioni dei gestori della prassi amministrativa quali appunto le Agenzie Fiscali si devono confrontare con questo stato di cose e quindi alla prova dei fatti ecco che la dichiarazione precompilata, forse la novità di punta di questo processo, malgrado siano passati diversi anni dalla sua introduzione, viene utilizzata da meno del 20% dei potenziali fruitori e questo avviene spesso  e comunque con l’aiuto ed il supporto di un professionista o di un Caf, fatto comprensibile pensando alle oltre 300 pagine di media della annuale circolare esplicativa delle istruzione alla dichiarazione dei redditi emanata dalla Agenzia delle Entrate.

Parallelamente a questo, da molti mesi a questa parte il riuscire a fissare un appuntamento con gli uffici per la trattazione di una pratica od anche più semplicemente per il deposito di documenti sa di miracoloso e questo probabilmente è un ulteriore segno che la informatizzazione dei servizi di sportello al cittadino non decolla.

Il perdurare di questa complessità normativa non può far attecchire queste pur lodevoli iniziative e se anche volessimo volgere lo sguardo verso l’iter della agognata Riforma Fiscale che, pur i suoi limiti già evidenti dalla lettura del testo della Delega in discussione alla Camera, alimenta la comune speranza che questa possa effettivamente dare una svolta in direzione della semplificazione nell’approccio alla materia tributaria si vede invece la discussione in atto in questi giorni tra le forze politiche, impantanata sul Si o No alla riforma del Catasto o sul Si o No ad una estensione della Flat Tax ai soggetti con ricavi e compensi fino a 100.000 euro.

Tornando all’oggi ed alla dichiarazione dei redditi che dovremo redigere quest’anno ci dovremo comunque confrontare con il caso di diverse centinaia di Certificazioni Uniche redatte dalla Pubblica Amministrazione che per un errore tecnico potrebbero rilevarsi errate ma, fatto eclatante che evidenzia i tempi rubati dalla burocrazia, pur scoperto a fine gennaio sembra non potrà trovare soluzione prima di aprile maggio.

Come potrà mai definitamente entrare nelle abitudini del contribuente una funzione principe nella azione di disintermediazione di fatto “sabotata” dalla stessa PA?

Se a questo aggiungiamo il ripetersi come ormai consuetudine da anni del caso del circa 3% di Certificazioni Uniche errate emesse dall’INPS, un numero che potrebbe considerarsi fisiologico se non fosse che l’ente previdenziale è il maggior sostituto di imposta del nostro paese e tra pensioni assegni di disoccupazione ed altre provvidenze emette oltre 20 milioni di certificazioni e questo ci porta a stimare che anche quest’anno circa 5/600 mila risulteranno errate.

Che dire un bel numero, vero?

14-03-2022
Autore: Salvatore Cuomo
Esperto fiscalista con Studio a Roma, membro dell’Istituto Nazionale Tributaristi e socio fondatore dell’associazione
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