Intervista con il direttore del Centro Studi Oy Ordo, Igor Shestakov
di Pietro Fiocchi
Il primo vertice Italia-Asia Centrale si è consluso ottimamente nella capitale kazaka Astana a fine maggio. Il Kirghizistan ha proposto di ospitare un secondo summit nel 2027, che sarà preceduto nella primavera del 2026, da una Conferenza dei Ministri degli Esteri dei paesi interessati, che si dovrebbe svolgere in Italia.
Una nuova e importantissima strada intrapresa dall’Italia in politica estera, di cui Meridianoitalia.tv accompagna passo passo gli sviluppi in corso per capire, approfondire, intravedere occasioni da non perdere.
Prossima tappa storica della cooperazione Italia-Asia Centrale dovrebbe essere il Kirghizistan e lì abbamo contattato uno dei principali esperti della regione centroasiatica, il direttore del Centro Studi “Oy Ordo”, Igor Shestakov.
Direttore, l’Italia può essere considerata un partner strategico per le istituzioni politiche e le imprese del Kirghizistan? Quali progetti ritiene particolarmente importanti per il Kirghizistan da realizzare insieme all'Italia?
Non definirei l'Italia un partner strategico del Kirghizistan in ambito politico ed economico. Tanto per cominciare, da noi non c'è nemmeno un'ambasciata del vostro Paese. Per ottenere un visto, i cittadini kirghisi devono rivolgersi all'Ambasciata ungherese a Bishkek o direttamente all'Ambasciata italiana nella capitale del Kazakistan; nella nostra capitale c'è solo un Consolato onorario d'Italia, che si occupa di questioni consolari.
É chiaro che l'assenza di un'ambasciata rende più difficile lo sviluppo di relazioni commerciali dirette in termini di procedure burocratiche. Allo stesso tempo, il fatturato commerciale tra i nostri Paesi è cresciuto di 5 volte negli ultimi tre anni. Il record è stato raggiunto nel 2024, quando il fatturato commerciale ha superato i 90 milioni di dollari. Ma la parte principale del fatturato commerciale è costituita dalle importazioni in Kirghizistan dall'Italia.
Non ho nemmeno trovato le cifre esatte delle esportazioni kirghise, ma approssimativamente la nostra Repubblica ha fornito più di 100 mila dollari di prodotti l'anno, e parte della fornitura di prodotti petroliferi, cosa che ha sorpreso i nostri deputati quando si è discusso di questo argomento. Il Kirghizistan stesso dipende dalle importazioni di prodotti petroliferi.
L’import dall'Italia riguarda soprattutto attrezzature meccaniche (20,1 mln di dollari), attrezzature minerarie (14,6 mln di dollari), automobili (9,5 mln di dollari), mobili e biancheria da letto (3 mln di dollari) e prodotti farmaceutici (2,1 mln di dollari).
É possibile che le importazioni italiane fossero destinate non solo al nostro Paese, ma soprattutto alle imprese russe, dato che molti circoli imprenditoriali in Russia sono sottoposti a sanzioni economiche e non possono acquistare le attrezzature necessarie dai paesi dell’Unione Europea.
Il Presidente del Kirghizistan sta cercando di intensificare la cooperazione con Roma, l'anno scorso Sadyr Zhaparov ha effettuato una visita ufficiale. Prima di allora, la visita del primo presidente Askar Akaev risale alla primavera del 1999, e io facevo parte della delegazione ufficiale in qualità di giornalista. All'epoca c'erano molti progetti di cooperazione economica, ma i risultati reali sono stati minimi.
Attualmente il Presidente del Kirghizistan sta proponendo agli investitori italiani opportunità in progetti nei settori minerario, energetico, medico e turistico, in cui specialisti e aziende italiane hanno una ricca esperienza, che può essere richiesta nell'economia kirghisa.
Una delle opzioni concrete per lo sviluppo della cooperazione bilaterale potrebbe essere l'avvio di joint venture nei settori dell'agricoltura, del turismo e della medicina, dove l'imprenditoria italiana ha grande esperienza e potenziale.
Cosa rappresenta l'Italia nell'immaginario collettivo della società kirghisa? Cos’è per voi che rende unico questo Paese?
L'Italia è certamente nota per il suo ricco patrimonio culturale. Non molti artisti italiani vengono in Kirghizistan, ma i teatri presentano opere e balletti di grandi compositori come Giuseppe Verdi. Recentemente, Michele Placido, famoso attore del cinema italiano, i cui film erano già nei botteghini sovietici e in TV, ha visitato Bishkek. Il suo arrivo al festival internazionale del cinema ha suscitato l'interesse dei media e molti commenti sui social network.
Probabilmente lo stesso Placido non si aspettava un così grande interesse per la sua persona, anche in Asia Centrale, visto che l'attore era popolare nell'URSS degli anni Ottanta.
Naturalmente, la cucina italiana è popolare nel nostro Paese: pizza e pasta, e ci sono caffè e ristoranti dove lavorano chef italiani.
Credo che ci possa essere una certa domanda di scambio culturale sotto forma di festival musicali e di mostre. C’è anche un potenziale di cooperazione nel settore dell’istruzione. Dal 2017, il Ministero degli Affari Esteri italiano ha inserito il Kirghizistan nell'elenco dei Paesi stranieri che ricevono borse di studio per gli studenti e ha iniziato ad assegnare ha iniziato ad assegnare quote di 18 mesi per la formazione. Attualmente, più di 500 studenti kirghisi studiano nelle università di Bologna, Venezia, Cassino, Messina, Milano, Roma, Siena.
In particolare, vale la pena ricordare che l'Italia è una destinazione popolare per i nostri migranti, per motivi di lavoro. Negli anni Duemila, la diaspora dei cittadini kirghisi in Italia era una delle più numerose dell'UE, secondo varie stime poteva essere di circa 15mila kirghisi. Oggi, secondo i dati ufficiali, sono 5 mila i nativi del nostro Paese che vivono e lavorano in Italia.
Nel 2023, il Kirghizistan è stato inserito per la prima volta nell'elenco dei Paesi del decreto “Flussi di manodopera” adottato dal Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, che stabilisce annualmente il numero di quote di manodopera per i cittadini stranieri provenienti da Paesi non appartenenti all'Unione Europea.
Attualmente, le aziende italiane hanno il diritto di assumere lavoratori qualificati dal Kirghizistan, tra i 35 paesi stranieri selezionati. Secondo l'Ambasciata del Kirghizistan a Roma, molti cittadini kirghisi vivono e lavorano in Italia da molti anni e i loro servizi sono molto richiesti nel mercato del lavoro italiano.
L'Italia è quindi una “porta” verso l'Unione Europea per molti dei miei connazionali. Ma la quota di cittadini kirghisi che possono vivere e lavorare in Italia è minima. Ad esempio, circa 1 milione di nostri cittadini lavora in Russia.
In Kirghizistan è nota la storia dell'imprenditore italiano Giorgio Fiacconi, che ha realizzato progetti di particolare interesse, tra cui la fondazione dell’importante quotidiano locale The Times of Central Asia. Quali opportunità di business pensa che il Paese possa offrire oggi agli imprenditori italiani, soprattutto in termini di start-up, un settore in cui il Kirghizistan, come i paesi dell'Asia Centrale in generale, investono molte risorse?
Oggi non saprei quanto sia conosciuto Giorgio Fiacconi, ma a metà degli anni '90 è stato uno dei primi europei che in Asia Centrale ha iniziato a realizzare progetti imprenditoriali legati al settore dei servizi. Oggi i kirghisi non si sorprenderebbero di un uomo d'affari europeo che vive e lavora nel nostro Paese, ma a quei tempi faceva scalpore.
Ho già accennato a progetti promettenti, in particolare nel settore del turismo, dato che il nostro Presidente è interessato allo sviluppo delle stazioni sciistiche, per le quali l'Italia è famosa. I vostri imprenditori in questo settore hanno una grande esperienza nella promozione del turismo e nello sviluppo delle infrastrutture.
Ci sono prospettive per quanto riguarda la tecnologia e l’energia verde, tra cui l'esperienza nella lotta al cambiamento climatico e la disponibilità in Italia di moderne tecnologie per il risparmio energetico volte a favorire lo sviluppo sostenibile e la protezione dell'ambiente.
Anche in questo caso, da noi ci sono opportunità per progetti di investimento nelle energie rinnovabili e nell'efficienza energetica, che potrebbero costituire un'importante area di cooperazione data la crescente necessità di fonti energetiche sostenibili.
Secondo la valutazione degli specialisti del Ministero degli Affari Esteri del nostro Paese, l'Italia può offrire al Kirghizistan tecnologie avanzate ed esperienza in settori come l'ingegneria meccanica, l'industria tessile e l'industria alimentare.
A sua volta, il Kirghizistan può fornire all'Italia materie prime, prodotti agricoli e dell'industria leggera. Anche se chiaramente nel mercato italiano c’è un’elevata concorrenza.
Il problema è che in Italia non ci sono molte informazioni sul Kirghizistan e sull'Asia Centrale in generale. Il Vertice Italia Asia Centrale promuove nel vostro Paese la nostra regione.
Il Profilo dell’Esperto:
Igor Shestakov, cittadino kirghiso, residente nella capitale Bishkek, è uno specialista di politica estera e sicurezza in Asia Centrale, diritto internazionale e migrazioni collegate al lavoro. Membro del Consiglio per le Migrazioni presso la Presidenza del Parlamento kirghiso. Giornalista, è stato responsabile dell'ufficio di corrispondenza dell’agenzia di stampa non governativa russa Interfax in Kirghizistan.
Il Centro Studi “Oy Ordo” (tradotto dal kirghiso “Centro per il pensiero”):
è la principale piattaforma di analisi politico-economica in Asia Centrale che nel tempo ha organizzato tavole rotonde con esperti, think tank, agenzie governative di Kazakistan, Uzbekistan, Cina, Turchia, Russia e altri paesi.
Le iniziative internazionali organizzate e promosse dal Centro pongono l’attenzione su questioni chiave circa il rafforzamento della sicurezza regionale, l'integrazione economica, la biosicurezza, progetti e prospettive di cooperazione strategica.
Partner del Centro sono alcuni dei principali enti della Repubblica del Kirghizistan, tra cui: il Consiglio di Sicurezza, il Ministero dell'Economia e del Commercio, il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero della Difesa. Agli eventi partecipano rappresentanti dell'Amministrazione presidenziale, deputati del Parlamento kirghiso (Jogorku Kenesh) e rappresentanti dei principali mass media.