di Gianni Lattanzio

 Nel cuore di Roma, il 3 giugno 2025, si è consumato un vertice che ha il sapore della storia e della responsabilità condivisa: la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, e il presidente francese, Emmanuel Macron, si sono incontrati per rinsaldare un asse strategico che, pur attraversato da tensioni e divergenze, resta pilastro della costruzione europea. In un clima che ha saputo mescolare la franchezza del confronto con la consapevolezza del destino comune, i due leader hanno dato vita a un dialogo che va ben oltre la mera ricucitura delle relazioni bilaterali, proiettandosi verso le grandi sfide dell’Unione Europea e del suo futuro.

“L’Europa non sarà fatta tutta in una volta, né secondo un unico piano generale. Essa sarà costruita attraverso realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”, ammoniva Robert Schuman nel 1950. E proprio di questa solidarietà, declinata in chiave contemporanea, si è nutrito il vertice di Palazzo Chigi. Italia e Francia, “fedeli al loro ruolo di nazioni fondatrici della costruzione europea”, hanno riaffermato la volontà di rafforzare un impegno comune per “un’Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto orientata alla pace e capace di difendere i propri interessi e di proteggere i propri cittadini”.

Il comunicato congiunto, frutto di tre intense ore di confronto e di una cena di lavoro, non si limita a elencare convergenze di facciata, ma individua nell’agenda europea per la competitività e la prosperità il terreno su cui costruire un nuovo patto di responsabilità. Si tratta di un’agenda che, nelle parole dei due leader, dovrà essere attuata “in modo ambizioso e accelerato”, puntando sulla semplificazione normativa, sugli investimenti pubblici e privati, sulla transizione energetica e sulla piena applicazione del principio di neutralità tecnologica. È qui che si gioca la capacità dell’Europa di “far concorrere le proprie imprese ad armi pari”, soprattutto nei settori in transizione come l’industria automobilistica e siderurgica, ma anche in quelli più avanzati, dall’intelligenza artificiale alle energie decarbonizzate – con il nucleare in posizione di rilievo – fino allo spazio, nuovo orizzonte della competizione globale.

Ma il vertice ha soprattutto il merito di rimettere al centro la questione della sovranità europea, intesa non come chiusura, bensì come capacità di agire nel mondo, di difendere i propri valori e di garantire sicurezza ai cittadini. In questo senso, la convergenza tra Roma e Parigi sul sostegno “incrollabile e senza esitazioni” all’Ucraina, a più di tre anni dall’inizio dell’aggressione russa, si traduce nella richiesta di un “ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea”, sia in termini di investimenti che di sostegno alla base industriale e tecnologica del continente. Come ricorda il Trattato del Quirinale, “l’Unione Europea deve dotarsi degli strumenti necessari per proteggere la propria autonomia strategica e promuovere la pace e la stabilità nei suoi confini e oltre”.

Non meno rilevante è la volontà di coordinare le posizioni su dossier cruciali come la migrazione, l’allargamento dell’Unione, le riforme istituzionali e la preparazione del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale. In un’epoca segnata da incertezze geopolitiche, transizioni industriali e nuove sfide tecnologiche, Italia e Francia riaffermano la centralità del Mediterraneo come spazio di cooperazione e di responsabilità condivisa, con un occhio attento alle crisi in Medio Oriente e in Africa, laddove si giocano non solo equilibri regionali ma anche la credibilità dell’Europa come attore globale.

Il vertice di Roma, dunque, non è stato solo un esercizio di diplomazia bilaterale, ma una tappa di un cammino che guarda lontano. “Questo incontro deve servire a verificare che siamo capaci di procedere assieme sull’essenziale”, sottolineano fonti dell’Eliseo, mentre da Palazzo Chigi si rimarca come “Italia e Francia siano in prima linea sui principali fronti della politica internazionale, legate da profondi rapporti bilaterali e da una collaborazione economica di livello strategico”.

In questa prospettiva, il prossimo vertice bilaterale, previsto in Francia all’inizio del 2026, sarà l’occasione per valutare e aggiornare il programma di lavoro della cooperazione bilaterale, con particolare attenzione ai giovani e ai nuovi ambiti di collaborazione previsti dal Trattato del Quirinale, entrato in vigore nel 2023.

Se, come affermava Jean Monnet, “l’Europa si farà nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni che a quelle crisi si daranno”, il vertice Meloni-Macron rappresenta una risposta concreta e lungimirante alle sfide di oggi e di domani. Un passo avanti verso quell’“unità nella diversità” che resta la cifra più autentica del progetto europeo.

05-06-2025
Autore: Gianni Lattanzio
Direttore editoriale di Meridianoitalia
meridianoitalia.tv

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