L'Italia e il Mondo

di Sergio Bellucci

Con una metafora forse azzardata potremmo traslare la situazione kazaka da quella che precedette il 14 luglio del 1789. Dal “Maestà il popolo ha fame e non ha più pane”. “Se non hanno più pane che mangino le brioche” (il dialogo attribuito a Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena durante un tentativo di rivolta per mancanza di pane), al “Popolo ha fame, freddo e non ha il gas per fare il pieno all’auto”. “Allora dategli un wallet con dei Bitcoin!”.

Il mondo si interessa alla crisi del Kazakistan in maniera diversa di altre crisi di paesi fuori dalla “notiziabilità” classica. La ragione di questo interesse non è certo per un improvviso afflato di vicinanza con la sofferenza di un popolo (della situazione afgana, ad esempio, non si riempiono più le pagine dei giornali e i TG, anche se la crisi, in questi mesi, si sia solo aggravata dallo scorso agosto).

10-01-2022
Autore: Sergio Bellucci
Imprenditore e saggista

di Giuseppe Morabito

La Germania, paese di riferimento e traino di tutta la comunità europea - con buona pace della Francia -,  ha un nuovo governo e agli analisti sembra chiaro che la politica estera e di sicurezza tedesca potrebbero cambiare marginalmente: i principi essenziali rimarranno generalmente gli stessi. Il patto di coalizione che si  è formato a Berlino pare ben  orientato in politica estera e di sicurezza, più di quanto alcuni si aspettassero e si baserebbe su un accentuato atlantismo (leggasi come massimo supporto alle politiche dell’ambito NATO). Il linguaggio su Russia e Cina Popolare è più fermo di quello dell'amministrazione Merkel, ma la nuova amministrazione cercherà anche di allentare le tensioni in e sull'Ucraina e l’atteggiamento preso nelle relazioni Washington - Berlino sembrerebbe  meno “amichevole” del passato.  Non c'è ancora nessuna decisione sul futuro del gasdotto Nord Stream 2 nonostante la "enorme pressione" per far fallire l’opera. Ci sarebbero, inoltre, profonde contraddizioni nella politica energetica tedesca e sulla sicurezza energetica. Berlino e il suo sistema economico sono alle prese con il rispetto degli impegni presi sul carbonio, pur mantenendo le forniture di energia in essere, senza diventare eccessivamente dipendente dalla Russia di Putin. Semplificando, potrebbe benissimo succedere  che la Germania “non ce la possa fare ad andare avanti” senza il gas russo.

19-12-2021
Autore: Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation

di Lucio Martino

Il presidente Joe Biden continua a ritrovarsi alle prese con un mondo che rifiuta di conformarsi alle sue aspettative. L'Iran non sta collaborando. La Cina non si è impegnata su questioni comuni come il cambiamento climatico, né sembra impressionata dalla decisione di boicottarne diplomaticamente le ormai prossime olimpiadi invernali mentre la Russia continua, nonostante tutto, a nutrire ambizioni di egemonia regionale. Per quanto riguarda proprio la Russia, a guidare il presidente Vladimir Putin sembra la convinzione che il tempo non sia dalla sua parte a fronte di un numero crescente di Ucraini palesemente decisi a sfuggire da un abbraccio che percepiscono come  soffocante. Con l'incoraggiamento e l'aiuto dell'Occidente, un’intera serie di cambiamenti stanno gradualmente allontanando l'Ucraina dalla Russia post-sovietica ancorandola sempre più all'Occidente.
 
Per Putin, e per i nazionalisti russi del cui sostegno non può fare a meno, il consolidamento di una vera indipendenza ucraina è percepito al pari di una minaccia esistenziale. A loro avviso la Russia ha bisogno dell'Ucraina per controllare il Mar Nero, ristabilirsi come principale potenza in Europa e difendere il carattere ortodosso e slavo della Federazione.
 

13-12-2021
Autore: Lucio Martino
Guarini Institute For Public Affairs

di Giuseppe Morabito

Democrazia e difesa dei diritti umani sono in “recessione” nel mondo e la “grande sfida del nostro tempo” è reagire ad un simile “arretramento”. Questo è quanto ha rimarcato il Presidente americano Biden al Summit for Democracy, vertice virtuale con 110 Paesi, rappresentati sia da capi di stato e governo sia da importanti membri della società civile.

Il vertice organizzato a Washington ha lo scopo di rilanciarne la leadership geopolitica e ha rimarcato sopra ogni dubbio che la Cina Popolare e la Russia ( che non hanno partecipato al vertice cosi come, logicamente, non stata invitata la Turchia) non sono due stati  con leadership e governo e democratici.

10-12-2021
Autore: Generale Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation

Forse no… ma meglio continuare a parlare della possibile crisi nell’Indo-Pacifico.

di Giuseppe Morabito

Per più di 70 anni, Taipei e Pechino hanno evitato di scontrarsi dopo che si erano separate

dal 1949, quando la guerra civile cinese, iniziata nel 1927, finì a seguito della vittoria dei comunisti e la conseguente ritirata dei nazionalisti a Taiwan.

Da quel momento lo Stretto di Taiwan, con una larghezza minima di 81 miglia, è divenuto un’area di contrapposizione continua ma mai di una guerra totale (sono state due ‘”crisi” nel 1954 e 1958 con bombardamenti di artiglieria).  Negli anni che hanno preceduto la pandemia da “virus di Wuhan”, le relazioni nello Stretto sono state relativamente stabili e la contrapposizione raramente portata alla ribalta delle cronache internazionali se si esclude la crisi diplomatica del 1995 sulla teoria di “una sola Cina”. Nella speranza di persuadere i taiwanesi del buon esito di una eventuale unificazione, la Cina Popolare ha messo in piedi, negli anni, un’azione politica tesa alla "pacifica riunificazione", cercando di fortificare i rapporti economici, culturali e sociali con la Repubblica di Cina -Taiwan.

26-11-2021
Autore: Generale Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation

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