di Gianni Lattanzio
Il 7 maggio 2025 rappresenta una data cruciale nella storia della Germania. In questo giorno, Friedrich Merz è stato eletto Cancelliere, segnando un punto di svolta non solo per il paese, ma per l’intera architettura politica e sociale dell’Europa. La sua ascesa, tutt’altro che scontata, è avvenuta al secondo scrutinio, con 325 voti su 630, dopo un primo tentativo fallito a causa di 18 franchi tiratori all'interno della coalizione CDU-CSU-SPD. Questo evento mette in luce le profonde crepe che caratterizzano il tessuto politico tedesco.
In un contesto politico così frastagliato, la celebre massima di Otto von Bismarck, «La politica è l’arte del possibile», risuona con particolare intensità. Oggi, la Germania si trova a dover affrontare sfide senza precedenti, dove la capacità di trovare compromessi diventa fondamentale. Le alleanze sono fragili, e la fiducia interna è vacillante. È significativo notare che la Grundgesetz, la Legge Fondamentale tedesca, prevede una procedura rigorosa per l’elezione del Cancelliere, proprio per garantire stabilità in un sistema parlamentare frequentemente esposto a tensioni e conflitti interni.
Dietro la vittoria di Merz, si staglia l’ombra dell’eredità politica di Angela Merkel, la cui influenza continua a permeare la CDU. Alcuni analisti suggeriscono che la freddezza dei rapporti tra Merz e la vecchia guardia merkeliana possa essere una delle cause delle divisioni interne. La storia ci insegna che la Germania ha sempre avuto bisogno di una leadership forte e coesa; basti pensare al ruolo decisivo di Konrad Adenauer negli anni Cinquanta, quando la stabilità interna divenne la chiave per la rinascita del paese e per la costruzione di un’Europa unita.
Oggi, però, la situazione appare più complessa e sfumata. La coalizione CDU-CSU-SPD si trova a fronteggiare spinte centrifughe rappresentate dall’ascesa dell’AfD, la destra radicale che, cavalcando il malcontento popolare, chiede elezioni anticipate. La memoria storica tedesca è ancora segnata dalle drammatiche conseguenze della frammentazione politica della Repubblica di Weimar, che aprì la strada all’ascesa del nazismo. Pertanto, non sorprende che la stabilità sia percepita come un valore imprescindibile per il futuro della nazione.
La Germania, considerata il motore economico e politico dell’Unione Europea, si trova oggi in una posizione delicata. La stabilità tedesca è storicamente garanzia di equilibrio per l’intero continente. Come sottolineava Jacques Delors, «non si può costruire l’Europa senza la Germania e la Francia». Oggi, più che mai, l’asse Berlino-Parigi è fondamentale per affrontare le sfide in materia di sicurezza, migrazioni e rilancio economico dopo la pandemia.
Tuttavia, la fragilità della coalizione tedesca rischia di indebolire questo rapporto strategico. La Francia, alle prese con tensioni sociali e politiche, rappresenta un partner indispensabile ma non sempre prevedibile. La storia recente ci insegna che ogni crisi tedesca si riflette immediatamente sulle dinamiche dell’Unione Europea, come dimostrato durante la crisi dell’euro o quella migratoria del 2015.
L’elezione di Merz si inserisce in un contesto europeo caratterizzato dall’avanzata delle destre radicali. L’AfD in Germania, come il Rassemblement National in Francia, rappresenta una sfida diretta ai valori fondanti dell’Unione Europea: democrazia, solidarietà e coesione. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ribadito il principio dello Stato di diritto come pilastro irrinunciabile dell’UE, sottolineando l’importanza di questi valori di fronte alla crescente pressione populista.
Il rischio concreto è l’emergere di una nuova stagione di frammentazione, in cui le spinte nazionaliste e populiste possano minare la stabilità delle istituzioni europee. Le recenti controversie sul piano di riarmo europeo, che hanno visto contrapposti la Commissione di Ursula von der Leyen e il Parlamento europeo, sono un chiaro esempio delle crescenti difficoltà nel trovare soluzioni condivise e nel mantenere un’unità politica all’interno dell’UE.
Sul piano giuridico, la riforma dei Fondi di coesione ha sollevato critiche dalla Corte dei Conti europea, che mette in guardia contro il rischio di aumentare le disparità territoriali e sociali. L’articolo 174 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea impone la riduzione delle disparità tra le regioni e il sostegno alle aree svantaggiate. Spostare risorse dal welfare alla difesa, in un momento di crisi sociale, può avere conseguenze profonde sulla coesione interna dell’UE.
In questo contesto, la Germania di Merz dovrà giocare un ruolo chiave. La sua capacità di mantenere unita la coalizione e di rafforzare il dialogo con la Francia sarà determinante per il futuro dell’Europa. Come ammoniva Jean Monnet, «l’Europa non si farà in una volta sola, né secondo un unico piano generale. Essa si farà attraverso realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto».
L’elezione di Friedrich Merz apre una nuova, incerta stagione per la Germania e per l’Europa. Le divisioni interne, la crescita delle destre radicali e le tensioni sulle politiche europee delineano uno scenario di grande complessità. La stabilità del governo tedesco e la capacità di rilanciare l’asse con la Francia saranno decisive per il futuro dell’Unione Europea, oggi più che mai chiamata a difendere la propria unità e il proprio ruolo nel mondo.
In questo momento cruciale, la storia e il diritto ci ricordano che la democrazia è un equilibrio fragile, da difendere ogni giorno con coraggio e visione. La sfida di Merz è appena cominciata: il destino della Germania e dell’Europa è, ancora una volta, strettamente intrecciato. La sua leadership potrebbe rivelarsi fondamentale per affrontare le sfide che ci attendono e per garantire un futuro di stabilità e prosperità per tutti gli europei.