di Gianni Lattanzio
Mentre continuano le dirette sulle votazioni e i dibattiti politici su chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica, che rendono l’ambiente giornalistico e soprattutto dell’opinione pubblica piuttosto “ballerino” c’è da sottolineare che rimane inamovibile e cristallizzato il cerimoniale che accompagnerà il neo Presidente ad insediarsi al Quirinale.
L’elezione del nuovo Capo di Stato avviene nell’Aula di Montecitorio con la proclamazione da parte del Presidente della Camera, o del suo vice se l'eletto è proprio il Presidente dell'Assemblea di Montecitorio (è accaduto con Giovanni Gronchi e Oscar Luigi Scalfaro), al termine dello spoglio delle schede e verificato il raggiungimento del quorum richiesto per l'elezione. I due presidenti dei due rami del Parlamento si recano dall’Eletto comunicandogli l'avvenuta elezione e il verbale della seduta (anche in questo caso può accadere che siano i vicepresidenti a svolgere l'adempimento nel caso di elezione del Presidente della Camera o se il Presidente del Senato sta svolgendo le funzioni di supplente del Capo dello Stato. In caso di elezione del Presidente del Senato il Presidente della Camera si reca da solo dall'eletto).
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di Rosa Manzo
Mentre la cronaca politica di queste settimane si concentra sulle candidature per il Colle, si tocca con mano la mancanza di una riflessione puntuale sulle qualità che i candidati alla Presidenza dovrebbero possedere per poter ambire alla carica di capo dello Stato. Così di primo acchito appare che chiunque possa ricoprire tale carica purché si tratti di un italiano di alta moralità.
E se la moralità trova sempre difficoltà ad essere definita ben non si comprende se per ricoprire la carica di Presidente debba presentarsi un santo o un asceta o anche solo una "persona perbene" come sembrano testimoniare alcune delle proposte giunte in Aula in questi ultimi giorni.
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In occasione della prima votazione per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, in un quadro non ancora chiaro sulle scelte dei partiti, abbiamo rivolto alcune domande all' On. Stefano Ceccanti, costituzionalista e uno dei Grandi elettori.
di Gianni Lattanzio
On. Ceccanti, con quale spirito va a votare? Che tempi prevede?
Vado con lo spirito di chi attende pazientemente che venga dipanata una matassa molto complessa in cui, per la prima volta, un'elezione presidenziale potrebbe avere effti sul governo e in cui vi e' la necessità di una chiusura ordinata della legislatura. Tempi non brevi per questa complessità.
Può farci un quadro dello scenario che abbiamo di fronte oggi con particolare riferimento alle questioni costituzionali?
Dal punto di vista costituzionale si pongono soprattutto due interrogativi. Il primo è cosa succede nell'improbabile caso in cui non chiudiamo prima del 3 febbraio, quando scade il mandato di Mattarella. A mio avviso e' preferibile la tesi della prorogatio di Mattarella e non della supplenza Casellati anche perché il Presidente uscente è stato legittimato.
La seconda è l'intrigo dei problemi che si pongono nell'ipotesi dell'elezione di Draghi. Nel caso, sarebbe opportuno che si dimettesse da subito, che gli subentrasse il ministro più anziano, Brunetta, e che poi la crisi vera e propria fosse gestita da lui dopo il giuramento.
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Mattarella come De Gasperi: “uomo solo”, per essere al servizio “solo” degli interessi generali del Paese.
Lucio D’Ubaldo
Che giudizio si può dare del settennato di Mattarella? La pubblica opinione, in genere poco incline a fare sconti quando giunge a conclusione l’esperienza di una figura politica di primo piano, ne dà uno largamente positivo. Del resto, è forte la corrente di pensiero che ancora in queste ore ne propone la conferma al Quirinale. Per una parte dipende dallo stile, sempre misurato e gentile, del personaggio; in un altra invece, dall’aura di rispettabilità che ne accompagna il profilo di specchiato democratico, fedele alle istituzioni, espressione di una storia politica, anche familiare, di pacata e limpida intransigenza sui valori fondamentali dell’ordinamento repubblicano.
Eletto nel 2015 da una maggioranza ristretta, ha saputo guadagnare progressivamente il favore degli italiani e il rispetto di settori diversi, pure lontani tra loro, del nostro panorama politico. In alcuni passaggi decisivi la sua funzione di garante della Costituzione, con tutto quel che ne consegue, è apparsa nella forma certamente più robusta e convincente.
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