di Rosa Musto

Oggi  più che mai la pandemia ha dimostrato come l'istruzione rappresenti il motore per lo sviluppo economico e sociale della società, e ci ha persuasi a un rigoroso rispetto per la conoscenza, la ricerca scientifica, quale fattore positivo nella società.  

A riguardo, il Ministro dell’Istruzione Bianchi, nel presentare in Parlamento il 4 Maggio scorso le Linee Programmatiche,[1] ha dichiarato come la scuola rappresenti il “motore del paese”, in ogni realtà locale e specie nei territori del mezzogiorno e delle aree interne, impoveriti ancora di più per la pandemia.

 Pertanto, il Ministro ha sottolineato di voler promuovere politiche economiche adeguate, da attivare grazie al PNNR e che possano consentire di rimuovere i principali ostacoli, che si stanno frapponendo al pieno sviluppo della persona e all’esercizio dei diritti di cittadinanza, in modo da garantire un reale diritto allo studio, nel rispetto del nostro dettato costituzionale. Si tratta di un invito a promuovere e attuare una vera politica di coesione, fondata su un dialogo costruttivo e un confronto coordinato con le istituzioni pubbliche e la società civile

Per questo, è atteso da più parti, che il processo innovativo rappresentato nelle linee programmatiche possa coinvolgere l’intero sistema scolastico italiano, senza escludere alcuno e facendosi guidare dalla “filosofia” e dalla “prassi” “del fare qualità”. Questo obiettivo reale può essere raggiunto al meglio se si opera nel riconoscere il valore del pluralismo dell'offerta formativa, che la legge 10 marzo 2000, n. 62  sulla parità scolastica (art.1-comma3) ci ha consegnato.

La legge sulla parità scolastica afferma il principio che la Repubblica ha come suo obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e, conseguentemente, riconosce come il “sistema nazionale di istruzione” sia costituito da scuole statali e scuole non statali, cioè paritarie ( laiche, cattoliche o di enti locali) e non paritarie. Svolgendo un servizio pubblico, prescindendo dal soggetto gestore di ogni singola realtà, sia esso lo Stato o sia un altro, ente pubblico o privato, le scuole paritarie devono rispondere alle istanze educative previste dal sistema scolastico italiano, che vanno a innestarsi sul loro specifico progetto educativo, di ispirazione culturale, didattica e/o religiosa.

Questo rappresenta il sistema integrato d’istruzione italiano che con l’approvazione della legge 62 sulla parità scolastica, avvenuta venti anni fa, il 10 marzo 2000, ha consentito alla scuola italiana di compiere un importante passo avanti nel rispetto della Costituzione. Oggi è rilevante che  non si interrompa questo percorso innovativo, ma continui per  attualizzare il nostro Sistema integrato di istruzione, per renderlo effettivamente plurale, di qualità ed equo,  per alunni e docenti.

Dopo venti anni dalla sua promulgazione, la legge 62 andrebbe aggiornata e resa più aderente ai bisogni del presente, in risposta alle nuove istanze di un servizio pubblico d’istruzione, che si sta trasformando e innovando e che richiede per questo, risorse e investimenti singolari.

 

[1] https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Linee+programmatiche+del+Ministero+dell%27Istruzione+-+4maggio+2021.pdf/b3cbd3ee-722c-457d-a2c4-a4df30dd03d8?t=1620143366992

10-07-2021
Autore: Rosa Musto
Sociologa 
Esperta di Comunicazione e Informazione pubblica istituzionale - Cultura-Istruzione-Formazione
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