di Claudia Cichetti

La comunicazione pubblica, specie nelle situazioni emergenziali, è fondamentale. E’ importante raggiungere tutti i cittadini e informarli nel modo corretto per avere comportamenti pronti e collettivi. Un primo punto su cui dobbiamo riflettere è che esiste un legame di causalità diretta tra la scarsa ‘leggibilità’ della comunicazione istituzionale e la proliferazione di fake news, un fenomeno normale se, come dicono i dati europei del sondaggio annuale sui temi dell’e-government - solo il 19% di italiani cerca informazioni sui siti ufficiali. Allora, prima di puntare il dito contro le fake news pensiamo se abbiamo fatto qualcosa per offrire il fianco alla loro proliferazione.

Intanto possiamo aumentare la leggibilità dei nostri testi: fate un esperimento su alcuni siti e vedete quanto lo sono  i comunicati e i post che scriviamo.

Pensiamo ad una operazione di maggiore chiarezza, a come potessero essere sostituiti, durante un periodo in cui è fondamentale farsi capire da tutti e modificare alcuni comportamenti, termini quali assembramento, dimora, droplet, lockdown, dispnea, caregiver: come dice Francesco, Sabatini, linguista e presidente onorario dell’Accademia della Crusca: “Parlate in italiano, vi capiranno tutti”. Ma non è finita qui: la scarsa chiarezza ha riguardato anceh parole italiane: pensiamo alla bagarre che si è aperta sul termine “congiunto” che ha avuto necessità di chiarimenti perché non si capiva chi rientrasse in questa categoria.

Dobbiamo riportare i cittadini a fidarsi delle istituzioni e di una comunicazione a loro comprensibile. Non ci è sfuggita l’ultimo personaggio ritratto da Maurizio Crozza che questa volta fa della satira, come sempre molto divertente, prendendo il caso del presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, per il linguaggio usato durante le conferenze stampa che hanno punteggiato, alle ore 18 i nostri giorni bui della pandemia. E cosa salta all’occhio di chi guarda una comunicazione ufficiale rivolta ai cittadini? Il linguaggio: da un punto di vista mediale, usando i dati in nostro possesso tutti derubricandoli, scotomizzandoli, embricandoli uno ad uno”

Ragionare sui meccanismi linguistici che accompagnano la comunicazione di istituzioni e stampa nell’emergenza può essere uno strumento utile per affrontare in futuro, situazioni complesse come l’attuale e per contribuire direttamente ad una ecologia della comunicazione pubblica.

In nome di questa ecologia che parte dal linguaggio, prima ancora che dalle tecniche d’uso dei social e del mestiere di giornalisti e o comunicatori pubblici, cosa non andava fatto o eliminato rispetto all’emergenza covid?

Intanto avremmo potuto evitare la narrazione di questa circostanza come una guerra: le trincee, il nemico invisibile, i medici eroi, il guerriero sei tu, aiutaci a combattere il nemico, la battaglia continua…tutte espressioni che raccontano di uno “stato di guerra” in cui tante misure sono normali, si abbassa lo stato di diritto, una narrazione che porta con sé l’individuazione dei malati come degli sconfitti dal virus. Ogni DPCM mostrato come un bazooka contro il nemico. Ma se a parlare fossero state le donne, avremmo avuto ugualmente questa terminologia, tipica del potere maschile, della conquista del territorio nemico, a colpi d’arma da fuoco? A giudicare dalla comunicazione adottata dalla prima ministra neozelandese Jacinta Ardern direi proprio di no che ha parlato alla nazione con una tuta da casa, dopo aver messo a letto la bambina (verificate voi stessi in un video disponibile online) in cui parla ai cittadini come se fossero suoi amici, col cuore, con l’istinto e le parole di chi si prende cura di qualcuno.

Di sicuro l’infodemia e una comunicazione meno semplice e quindi meno professionale colpiscono e suggestionano di preferenza proprio chi fatica ad accedere ai canali ufficiali di comunicazione (istituzionali e scientifici, primariamente), che sono lo strumento per verificare la veridicità delle notizie. Chi non capisce è più fragile e vulnerabile. E’ importante che, specie in momenti di emergenza, gli organi ufficiali si impegnino ad essere fonti autorevoli, chiare ed affidabili. Se non altro per i più fragili.

18-05-2020
Autore: Claudia Cichetti
Giornalista ufficio stampa di Formez Pa
meridianoitalia.tv

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