Moniti dalla incerta democrazia statunitense

di Franco Danieli

I barbari
“Sono quelli che osano, gli ostinati, i barbari, che porteranno avanti il mondo. E noi siamo barbari! E i veri imbecilli, populisti e demagoghi sono i giornalisti e gli intellettuali di regime, completamente asserviti ai grandi poteri. Trump ha mandato a fanc... tutti: massoni, grandi gruppi bancari, cinesi. Magari diventerà un
moderato. Lo vedo già che dirà: sì, l’ho detto, ma eravamo in campagna elettorale ecc.”
Beppe Grillo 2016

Il barbaro Trump, osannato da Grillo nel 2016, non è diventato un moderato e non sembra che abbia “portato avanti il mondo”, al contrario ha creato tensioni, rotture, divisioni, in primis nella società americana, anteponendo, soprattutto in questa ultima fase del suo quadriennio, gli interessi personali e di
clan al bene collettivo.

Il suo periodo di comando è stato definito: “quattro anni burrascosi di bullismo e bugie” ed è difficile non essere d’accordo con questo giudizio; non è necessario riepilogare l’infinita lista di episodi caratterizzanti, Basti per tutti ricordarne due: Trump iniziò la sua carriera politica di fatto creando un movimento, il “birtherism”, che predicava l’illegittimità del presidente Barack Obama sostenendo falsamente che fosse nato in Kenya e non negli Usa e termina il suo percorso istituzionale con una sequela di temerarie iniziative giudiziarie affermando che Biden non può essere un legittimo presidente in quanto risultato di una truffa elettorale.
Dall’ultimo stress test vissuto dalla incerta democrazia statunitense (sì incerta!) dobbiamo trarre alcuni insegnamenti e compiere qualche riflessione, con un focus particolare sul tema della comunicazione politica e della capacità di condizionamento delle masse.
Le bugie se reiterate si dice che diventino realtà ed è così in questi anni in cui i messaggi nel mondo semplificato dei pochi caratteri di twitter si sostituiscono alla informazione seria, agli approfondimenti;
Sinan Aral, docente alla Sloan School of Management del Mit in un rapporto afferma: “Abbiamo scoperto che le false notizie si diffondono in modo significativamente più ampio, veloce, profondo e a lunga gittata della verità in una dinamica che riguarda tutti i settori dell’informazione, spesso in modo esponenziale” e che le fake news hanno il 70% in più di possibilità di essere ritwittate, “Le notizie false hanno un elevato tasso di novità e le persone sono più propense a condividere contenuti inediti. Alle false notizie le persone hanno risposto con più sorpresa, mentre le vere sono state invece accolte con tristezza, come fossero attese.
E analisi similari si ritrovano per l’Italia nell’importante Rapporto AGCOM, del novembre 2018, “News vs. fake nel sistema dell’informazione:in Italia, il 57% della produzione di contenuti fake riguarda argomenti di politica e cronaca, mentre circa il 20% tematiche di carattere scientifico; tutte tematiche che presentano
un forte impatto emotivo e che possono essere divisive;  i temi sono affrontati in modo superficiale e impressionistico, mirando a stimolare gli stati d’animo delle persone.
L'avvento di Internet e delle tecnologie proprie del web ha cambiato radicalmente il paradigma del consumo di notizie, portando alla formazione di un nuovo scenario in cui le persone partecipano attivamente non solo alla diffusione dei contenuti, ma anche alla loro produzione. Si è passati da un modello in cui le informazioni venivano fornite da un insieme definito di fonti ufficiali e mediate da esperti e giornalisti, all’attuale ambiente disintermediato e ri-intermediato da piattaforme algoritmiche, costituito da una massa eterogenea di fonti di notizie, che si affiancano e mescolano al flusso tradizionale.

In sostanza, l’esistenza di disinformazione online si connota per la compresenza di sei elementi principali: la falsità dei contenuti (c.d. contenuti fake); la contagiosità degli stessi (ossia, l’attitudine a trasferire stati emotivi e percezioni tra gli utenti, ovvero a condizionare il comportamento dei riceventi); l’intento doloso
sottostante alla loro creazione; la motivazione politico/ideologica o economica di chi li crea per poi diffonderli; la diffusione degli stessi in maniera massiva; l’attitudine a produrre un impatto per il pluralismo informativo (quindi, a generare effetti sulla formazione dell’opinione dei cittadini) Si può ragionevolmente affermare da un punto di vista della psicologia delle masse che le fake news o in senso lato le bugie sono rassicuranti, confortano, mentre le verità annoiano e angosciano; la verità delle informazioni, come per la scienza, necessita di prove, di verifiche, al contrario delle bugie che come per le religioni rigettano la dimostrazione razionale, ad es. Agostino: “La fede è credere a ciò che non vediamo; e la ricompensa per questa fede è il vedere ciò che crediamo”. Appare sconcertante, e deve essere oggetto di analisi della antropologia politica, come a decine di millenni dalla comparsa sul pianeta del Sapiens, residuino ancora nell’uomo credenze tipiche delle primordiali società umane.
E il trumpismo dell’ultimo quadriennio (ma analogie si possono evidenziare in molte regioni del mondo, compresa la nostra) con le sue litanie di falsità e con il conseguente proselitismo di vaste masse acritiche ci riporta indietro nel tempo, al 1895 della “Psychologie des foules” di Gustave Le Bon che sembra ritrovare
una sua forte attualità di analisi: “Collasso della personalità cosciente, predominanza della personalità incosciente, orientamento attraverso la suggestione ed il contagio dei sentimenti e delle idee nella stessa direzione, tendenza a trasformare immediatamente le idee suggerite in azioni, queste sono le caratteristiche
principali dell'individuo nella folla. Non è più sé stesso, è diventato un automa che la sua volontà non guida più.
E quanta attualità leggiamo anche nel Report dell’ Office of Strategic Services statunitense, “Una analisi psicologica di Adolf Hitler”, de-secretato dalla CIA ai sensi del Freedom of Information Act nel 1999: “Le sue regole principali erano: non permettere mai al pubblico di raffreddarsi; non ammettere mai una colpa o un
torto; non ammettere mai che ci possa essere qualcosa di buono nel tuo nemico; non lasciare mai spazio ad alternative; non accettare mai la colpa; concentrarsi su un nemico alla volta e biasimarlo per tutto ciò che va storto; la gente crederà a una grande bugia prima di una piccola; e se lo ripeti abbastanza spesso le
persone prima o poi ci crederanno Timothy L. O'Brien giornalista e autore di “TrumpNation: The Art of Being the Donald” nel 2005,
conoscendo bene Donald, afferma:“È un principio di funzionamento fondamentale del Trumpismo. Se attacchi costantemente la realtà oggettiva, rimani l'unica fonte affidabile di informazioni, che è uno dei suoi obiettivi per il suo rapporto con i suoi sostenitori: che non dovrebbero credere a nessun altro tranne che a lui. Le lezioni che arrivano dalla incerta democrazia statunitense ci insegnano che i barbari che dovevano far progredire il mondo si sono rivelati al contrario (ma non doveva essere una sorpresa) solo dei truci attentatori delle regole di una civile convivenza. Trump ha attaccato la democrazia, ha colpito i media e i giornalisti non ossequiosi, ha fratturato la società iniettando odio, ha isolato internazionalmente il suo Paese, ha negato i cambiamenti climatici, l’esistenza della pandemia, ha sostenuto in giro schiere di dittatori e autocrati, ha mentito sulle sue tasse, ha mentito, mentito e ancora mentito su tutto. L’ultimo atto della sua presidenza che lo vede costretto ad accettare la transizione ha per protagonisti ancora una volta (ricordate le notizie sui linciaggi dei neri in Southern Horrors: Lynch Law in All Its Phases, ricordate la vicenda dei Pentagon Papers, ricordate chi denunciò il Watergate, il massacro di My Lai e le atrocità in Vietnam, l’inchiesta sulla Standard Oil dei Rockefeller, etc. etc. , i media, i seri professionisti dell’informazione (che hanno interrotto le dirette tv dei suoi sproloqui: “ci troviamo nella inconsueta
posizione non solo d’interrompere il presidente degli Stati Uniti, ma di doverlo correggere e la reazione di milioni di cittadini che hanno imparato a reagire alle bestie della disinformazione utilizzando la stessa articolata strumentazione dei social media… con buona pace di grilli parlanti e consorterie varie.

…È che è scesa la notte e i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari...
E ora, che sarà di noi senza Barbari?
Loro erano una soluzione.”
Konstantion Kavafis

24-11-2020
Autore: Franco Danieli
già Viceministro agli Affari Esteri
meridianoitalia.tv