Ambiente, clima e transizione energetica sono tra le priorità strategiche dell’attuale momento storico e forse sono “la grande sfida” che tutti (governanti, legislatori, imprenditori, cittadini) a diversi livelli ci troviamo ad affrontare)

Nella Sala della Regina di Montecitorio , si è svolto il convegno “Cento Leader per il Pianeta – Fondamenti del nuovo paradigma eco-energetico”.

Fondamenti del nuovo paradigma eco-energetico

di Gianni Lattanzio

Ambiente, clima e transizione energetica sono tra le priorità strategiche dell’attuale momento storico e forse sono “la grande sfida” che tutti (governanti, legislatori, imprenditori, cittadini) a diversi livelli ci troviamo ad affrontare oggi.

Non sta a me ricordare i target e la tabella di marcia che l’Unione europea e gli Stati membri si sono prefissati per realizzare la decarbonizzazione o, come viene chiamata in termini tecnici, “neutralità climatica” nel 2050. Sono altresì noti gli obiettivi intermedi, entro il 2030, e gli strumenti legislativi, di governance, e finanziari predisposti a tal fine. Il pacchetto legislativo “Energia pulita per tutti gli europei”, meglio conosciuto come Clean Energy Package,  racchiude un insieme di norme in fase di revisione al fine di adattarlo ai nuovi obiettivi generali di “Transizione verde”.

La “Legge europea sul clima” (Regolamento 2021/1119/UE) e il Regolamento 2021/21, che ha stabilito l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% nel 2030 rispetto ai livelli del 1990, costituiscono la cornice normativa all’interno della quale vanno esaminati gli ulteriori e puntuali obblighi in materia, in parte definiti dal Green Deal europeo. Tali obiettivi si raccordano con quelli delineati dalla politica energetica dell’Unione europea, declinati in ambito nazionale: il Piano per la transizione ecologica (PTE), adottato l’8 marzo 2022, definisce le politiche ambientali ed energetiche integrato con gli obiettivi già delineati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il quadro normativo si presenta, quindi, articolato e complesso e di non facile attuazione anche per la molteplicità di attori coinvolti, non solo gli Stati e le diverse articolazioni nazionali ma anche i privati e tutti gli stakeholders.

ambienteL’aggiornamento degli obiettivi del Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) per gli anni 2021- 2030, è un processo in itinere che prevede fasi di consultazione e condivisione a diversi livelli (cittadini, industrie, operatori del settore, regioni, comuni e Parlamento), e adattamento alle continue novità legislative adottate in sede europea, in vista della presentazione della versione definitiva alla Commissione europea a giugno 2024. Il necessario coordinamento degli obiettivi del PNIEC con le priorità delineate dal Piano nazionale italiano di ripresa e resilienza (PNRR) e con il PTE richiede sforzi congiunti e concentrazione di interventi su priorità definite e in continua evoluzione.

Le politiche energetiche e ambientali e la transizione energetica si concentrano su diversi obiettivi, che includono: il mercato dell’energia, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, il risparmio e l’efficienza energetica oltre allo sviluppo di energie nuove e rinnovabili, e sull’interconnessione delle reti energetiche. Alcuni degli obiettivi indicati, in particolare quello relativo alla sicurezza energetica, ha richiesto e richiede misure urgenti per rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti, a seguito della riduzione delle importazioni dall’estero a causa del conflitto russo-ucraino. L’Italia ha cercato di rispondere alla crisi, in coerenza con le iniziative dell’UE, con l’adozione di misure volte a: potenziare la produzione nazionale, assicurare un elevato riempimento degli stoccaggi; diversificare la provenienza di gas importato; aumentare la capacità di rigassificazione, ridurre i consumi di gas e di energia elettrica.

Sul piano delle energie rinnovabili, gli obiettivi ambiziosi definiti in ambito nazionale si scontrano con difficoltà e ostacoli di difficile soluzione. Il PTE stima che al fine di raggiungere entro il 2030 una quota di energie rinnovabili pari al 72% della generazione elettrica, il fabbisogno di nuova capacità da installare sarebbe di circa 70-75 GW di energie rinnovabili. Ebbene, la progressione della capacità rinnovabile dal 2019 è molto lenta e tende addirittura a diminuire tra il 2019 e il 2020. Tra gli ostacoli riscontrati, tra loro correlati, si segnalano le difficoltà autorizzative che rallentano e limitano la crescita del settore e degli investimenti e, come accennato, la lenta progressione della capacità rinnovabile.

Alcune considerazioni di ordine generale si delineano, dunque, conclusivamente: da un lato, il continuo aggiornamento delle normative di settore, con una velocità che non è proporzionale alla capacità degli addetti ai lavori di realizzare i target stabiliti, a causa di fattori frenanti anche esogeni; dall’altro lato, l’esigenza imprescindibile di contare sul settore privato per i necessari investimenti nella “transizione ecologica”, offrendo opportuni incentivi, altrimenti questa esigenza rischia di rimanere inattuata.

Un terzo aspetto meriterebbe particolare attenzione e riguarda la valorizzazione delle idee e delle proposte dei giovani o semplicemente dei cittadini (inclusi gli italiani all’estero), o della società civile, che siano meritevoli di trovare attuazione nel processo di transizione energetica/ecologica. Troppo spesso, in passato, soluzioni innovative ai problemi del risparmio energetico o dell’efficienza energetica, non hanno trovato accoglimento presso le istituzioni (comuni o enti locali) e non sono state realizzate, anche per mancanza di finanziamenti, perché non si è voluto credere e dare fiducia a proposte che venivano dal basso. È tempo di implementare logiche di “bottom up” e non soltanto “top down”. Solo con un senso di responsabilità diffusa e solidale si potranno realizzare cambiamenti epocali che i problemi attuali richiedono.

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LA SPERANZA SALVERA’ IL NOSTRO BEL PIANETA

di Giancarlo Salvoldi

 Ringrazio tutti voi che partecipate a questo convegno e sono lieto di riflettere con voi su una caratteristica morale che il fondamento di un nuovo paradigma eco-energetico dovrebbe avere.

Questo fondamento deve essere la speranza, sia dei credenti che dei non credenti, perché essa contribuisce potentemente alla salvezza del pianeta mentre al contrario la disperazione ne aumenta la distruttività.

Partiamo da due dati importanti:
PHOTO 2023 06 27 09 19 07Il primo è che le frontiere più avanzate della ricerca scientifica ci confermano che lo studioso, mentre osserva un fenomeno, lo modifica.
Il secondo è che la ricerca psicologica ha confermato che l’apprendimento, sia degli studenti a scuola, come quello derivante dall'informazione fornita dai mass media, non si basa solo sulla ragione sterile, ma deve essere accompagnato da emozioni positive e coinvolgenti.

Questi due dati ci evidenziano quanto sia importante lo sguardo con cui l'essere umano osserva i fenomeni che lo circondano, e quindi lo sguardo con cui osserva ciò di cui trattiamo oggi e cioè il clima e i suoi cambiamenti sia di origine antropica che dovuti alla ciclicità naturale, e poi anche come osserva la transizione ecologica e quella energetica.

Ma il problema è che, mentre gli scienziati come sempre procedono nei loro studi e nelle ricerche sui diversi cambiamenti in atto sul nostro pianeta, spesso accade che il mondo della comunicazione, controllato da poteri forti, su quei cambiamenti adotta ed impone uno sguardo negativo e pessimistico, che si trasmette all’opinione pubblica enfatizzando prevalentemente le brutte notizie.
La conseguenza è che, in Italia come nel resto del mondo, questo sguardo pessimista sull’ambiante lo fa ammalare di più, mentre deprime la stessa opinione pubblica.

Ecco allora che è necessario, costruttivo ed efficace guardare le luci e le ombre del pianeta con occhi di speranza: in tal modo lo potremo curare.

Negli ultimi decenni la politica si è illusa che un approccio allarmistico ai cambiamenti climatici in atto e la colpevolizzazione dei cittadini potessero costituire una sveglia ed uno stimolo per gli esseri umani ad essere più consapevoli e responsabili sulla necessità di salvaguardare il pianeta.

I risultati ottenuti con l’approccio catasrofista e colpevolizzante sono stati fallimentari perché hanno prodotto depressione psicologica spesso accompagnata da sfiducia e quindi dal disimpegno dei cittadini sulle questioni sociali, ambientali e politiche.

Perciò non si deve mai parlare di irreversibilità dei cambiamenti climatici perché questo porterebbe all’abbandono di ogni impegno e ogni speranza, invece per costruire una società sostenibile abbiamo bisogno dell’impegno di tutti.

Voglio accennare all’esperienza della riforma della legge italiana sugli incendi boschivi che ho pensato da parlamentare, proprio tra queste mura e che ho completato nel 2000 con il Ministero dell’Ambiente. Mentre prima vigeva il metodo per cui lo Stato risarciva i danni degli incendi in base alla quantità degli incendi stessi, abbiamo invertito la logica del risarcimento dei danni promuovendo incentivi in misura inversamente proporzionale alla quantità degli ettari di bosco bruciati: meno fuoco portava più risarcimenti in una logica preventiva.

Ecco si tratta di volgere uno sguardo positivo sugli accadimenti e di valorizzare le buone notizie che ci sono, come quello della crescita dei boschi, confermato dal “rapporto sulle foreste” che certifica come dal 2000 in poi il bosco in Italia sta aumentando di 50 mila ettari all’anno al netto degli incendi.

Ma questa notizia entusiasmante e che conferma il buon fondamento della speranza,non viene mai comunicata all’opinione pubblica perché fanno più audience le immagini dei roghi devastanti che bruciano anche le speranze.

Se l’essere umano pone la speranza al centro della sua visione del mondo si mette nella condizione di preservarlo sia per le generazioni future che per tutte le forme di vita che hanno diritto a esistere in un ambiente vivo!

03-07-2023
Autore: Gianni Lattanzio
meridianoitalia.tv

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