di Carlo Marsili

    Per quanto il nome di Ataturk venga frequentemente evocato , se non altro per contrapporlo più o meno correttamente ad Erdogan , il pubblico italiano  non ne sa granchè . Anzi , abbastanza spesso si ingenerano confusioni che inevitabilmente si riflettono sui giudizi che si esprimono sulla Turchia e che nella maggior parte dei casi sono ingenerosi proprio perché basati sulla scarsa conoscenza di un Paese che geograficamente e non solo ci è vicino . Il libro di Emanuela Locci “  Costruire una nazione – La Turchia di Mustafa Kemal Ataturk “ sopperisce brillantemente a questo diffuso vuoto di conoscenza approfondendo con chiarezza e dovizia di particolari il periodo storico che va dalla fine della prima guerra mondiale al 1938 , anno della morte di Ataturk . Vale a dire lo straordinario periodo di storia turca che vede la fine dell’Impero ottomano , la guerra d’indipendenza , la nascita della Repubblica e le grandi riforme che l’hanno caratterizzata e senza le quali non si comprenderebbe la Turchia moderna con le sue contraddizioni .

                     L’autrice approfondisce le complicate vicende delle trattative di pace a conclusione della prima guerra mondiale e la logica punitiva dietro il Trattato di Sèvres che non si limitava a condannare a morte l’Impero Ottomano ma ogni residua ambizione di una qualsiasi entità statuale turca .  Da cui – per inciso – nasce la “librolocci sindrome di Sèvres” , la convinzione , ancor oggi diffusa tra i Turchi , che le Potenze straniere puntino a dividere la Turchia : il che spiega l’altrettanto diffuso nazionalismo turco e la conseguente validità di quel che essi imparano fin da bambini e cioè che “ L’unico amico di un Turco è un altro Turco “.  Logico , quindi , che il Trattato fosse per molti inaccettabile e che si formasse un nucleo di resistenza guidato dallo stesso Ataturk , che dopo una sanguinosa guerra di indipendenza costrinse nel 1923  le Potenze vincitrici all’onorevole Trattato di Losanna.

                         Segue quindi un accurato “ ritratto “ di Ataturk , dalla nascita fino alla vittoriosa conquista dell’Anatolia , nonché della sua infaticabile e radicale azione di Governo dalla proclamazione della Repubblica nell’ottobre 1923 fino alla morte nel 1938. In questo quadro, molto interessante anche  la parte dedicata alla partecipazione femminile alla guerra d’indipendenza e al ruolo delle donne nella nuova Turchia di Ataturk , culminato con la concessione del diritto al voto nelle elezioni del 1934,  dodici anni prima che in Italia.  Di almeno altrettanto interesse è la lucida indagine che l’autrice effettua sull’identità nazionale turca , che obbligò i kemalisti – dopo la rottura con il passato imperiale – a legittimare le origini in un mitico passato originatosi nell’Asia Centrale .

                  Certo , un così drastico processo di riforme che prevedeva il cambio dell’alfabeto dall’arabo al latino , la secolarizzazione della costruzione statale con l’abolizione del califfato e la laicizzazione dell’istruzione , l’abolizione della sharia , non poteva non incontrare resistenze anche violente . E su queste l’autrice si sofferma con l’attenzione che meritano , anche perché spesso trascurate dalla storiografia , e che invece contribuiscono a spiegare la rifioritura del mai sopito spirito religioso  in Turchia in questi ultimi quindici anni grazie all’abile lavoro di statista  di Erdogan ,  interprete di un islam politico che la metà vincente dell’elettorato turco ha fin qui sostenuto .

                        La riconversione di questi giorni in moschea di Santa Sofia , che Ataturk trasformò in museo nel 1934 contro il sentimento di molti suoi connazionali – come ricorda Emanuela Locci – rappresenta simbolicamente tante cose ma , se vogliamo , anche una sorta di vendetta postuma di Erdogan sul più illustre dei suoi predecessori . Questo libro ha quindi , tra gli altri indiscutibili pregi , quello di un’estrema attualità , nel momento in cui la Turchia si ricollega ad un passato ottomano che la Repubblica aveva silenziato ma è ancora in cerca di un futuro che non potrà auspicabilmente separarsi da quell’Occidente europeo che la stessa  Repubblica aveva individuato .

 

25-07-2020
Autore: Carlo Marsili
già Ambasciatore d’Italia in Turchia
meridianoitalia.tv

Questo sito utilizza cookie tecnici, google analytics e di terze parti. Proseguendo nella navigazione accetti l’utilizzo dei cookie. Se rifiuterai, nel tuo pieno diritto secondo la norma GDRP, la tua navigazione continuerà all'esterno del sito, Buon Navigazione Meridianoitalia.tv