di Lucia Di Giambattista

Pubblicati i nuovi dati riguardanti l’Indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI), un indice europeo che misura lo stato di digitalizzazione dell’Europa e l’evoluzione degli Stati Membri rispetto ai cinque domini individuati, quali la connettività, il capitale umano, l’uso dei servizi internet, l’integrazione delle tecnologie digitali e i servizi pubblici digitali (link).

Quest’anno l’Indice è stato caratterizzato da alcune modifiche che permettono di migliorare la metodologia di calcolo in virtù anche delle ultime tecnologie emergenti, così come descritto nel documento metodologico revisionato (link); speriamo che le future revisioni del DESI, possano rivedere non solo gli indicatori ma anche i temi delle dimensioni, introducendo ad esempio l’accessibilità.

I dati presentati prendono in esame l’anno 2019, includendo il Regno Unito e calcolando le medie dell’Europa sui 28 Stati Membri.  E l’Italia?  L’Italia perde due posizioni scendendo al 25° posto mentre Finlandia, Svezia, Danimarca ed Olanda conservano la loro leadership, confermandosi i 4 Paesi europei più avanzati digitalmente che verranno successivamente analizzati insieme ai 17 Paesi non europei mediante l’International DESI di prossima uscita (settembre 2020).

fig1.desipngFig. 1 – DESI 2020, Commissione Europea

Anche se il risultato non è molto appagante per il nostro Paese, l’anno 2019 segna l’avvio di una trasformazione digitale ormai necessaria, incoraggiata da diverse iniziative avviate dal Governo, dagli Organi istituzionali chiave e dai maggiori rappresentanti di settore. Tali azioni devono essere indirizzate in modo strategico senza trascurare le prossime opportunità europee che si avvieranno fra pochi mesi con il nuovo programma Horizon Europe 2021-2027 per il quale è stata fatta una proposta di dotazione finanziaria di circa 94,4 miliardi di euro. 

fig2 desiFig. 2 – DESI 2020, Commissione Europea

Se si guardano nello specifico il contributo derivato da ciascuna delle 5 dimensioni, per l’Italia il “capitale umano” è la dimensione che presenta una crescita più lenta; non basta saper usare uno smartphone o un tablet per scrivere in chat o navigare nei social, ma è necessario avviare un processo di vera conoscenza della “cultura digitale” per saper conservare il passato, per gestire il presente e per raggiungere il futuro.  Con la crisi covid-19, il percorso di digitalizzazione ha cambiato velocità ed il digitale è entrato con forza nelle nostre vite, aumentandone la consapevolezza e diventando per molti una sorta di “canale di sopravvivenza” per superare la crisi. Il virus ha dunque rimesso in discussione le nostre abitudini, il modo di studiare, di lavorare, di socializzare, agendo contemporaneamente sia come leva che come livella.   

L’Italia è un Paese ancora analogico?

Non siamo sprovvisti di idee innovative, ma per ricavare benefici efficaci dal processo di digitalizzazione, si dovrebbe intervenire di più con “strumenti”, istituti per la semplificazione, che agevolino l’attuazione di nuove progettualità etiche, innovative, sicure e resilienti con una visione sistemica.

16-06-2020
Autore: Lucia Di Giambattista
PhD, Fisico esperto in ICT ed innovazione
meridianoitalia.tv

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