di Giuseppe Morabito

La guerra russo-ucraina sta influenzando il destino della Libia, sempre più nel caos, e si prospetta, un prossimo futuro, dove quell’area del Nord Africa, diventa un problema veramente critico soprattutto, per gli Stati Uniti, la Francia e l’Italia.

In questi giorni, in cui tutti guardano con motivata preoccupazione all’Est Europa, si potrebbe ipotizzare che qualora Washington, Parigi e Roma agissero con decisione, potrebbero ottenere sia di stabilizzare, almeno temporaneamente, la Libia sia di continuare a esercitare pressione sul governo russo.

Purtroppo, anche in questa martoriata area del Nord Africa il persistere dell'esitazione ad agire in modo fermo potrebbe vedere la fragile stabilità della Libia deteriorarsi ulteriormente, con un vantaggio per Mosca.  Poiché l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) pare continui a esitare ad aumentare la produzione di petrolio, la Libia rimane nei limiti imposti ma il paese potrebbe facilmente raddoppiare la sua produzione e con un po' di modernizzazione anche triplicarla..

Il raggiungimento di questi livelli di produzione ridurrebbe lo shock petrolifero che secondo l'OPEC sarà causato dalla potenziale perdita indotta dalle sanzioni alla Russia.  Sfortunatamente, le continue turbolenze minacciano la produzione di petrolio della Libia, dove nella capitale, Tripoli, la cattiva gestione finanziaria affligge la società petrolifera statale libica (NOC).

Nonostante entrate record, il NOC ha debiti crescenti rimanendo a corto di fondi per stipendi, manutenzione e nuove attrezzature. Le chiusure spot di pozzi da parte di milizie scontente nell'ovest del paese, che rimane sotto la supervisione di Tripoli, sono diventate all'ordine del giorno. Nel frattempo, lo stallo politico con la Cirenaica, la regione orientale della Libia ricca di petrolio, minaccia la maggior parte della produzione di petrolio in un momento in cui l'offerta globale limitata e l'impennata dei prezzi tengono, comunque, a galla l'economia russa.

L'emergere di un potenziale primo ministro in grado di creare consenso, Fathi Bashagha, offre alla Libia la sua migliore possibilità di stabilità da quando, circa otto anni fa, è scoppiata la guerra civile. Il compito fondamentale per Stati Uniti, Francia e Italia, in primis, sarebbe di dare appoggio totale a Bashagha. Tale sostegno gli darebbe la possibilità di governare salvando l'ultimo tentativo di avviare un processo di pace internazionale guidato dalle Nazioni Unite. 

Un ostacolo principale si frappone sulla strada: il primo ministro del governo ad interim di unità nazionale libico, Abdul Hamid Dbeibah, che si rifiuta di dimettersi, cosa che si è impegnato a fare quando ha accettato le redini temporanee del paese, un anno fa. In un'altra, ormai passata, flagrante violazione degli accordi di potere, l’ex primo ministro aveva proposto il suo nome come candidato alla presidenza, contribuendo ad affondare definitivamente le tanto attese elezioni presidenziali e generali previste per lo scorso dicembre.

La Camera dei Rappresentanti libica con sede a est, essa stessa un'istituzione senza legittimità internazionale, ha approvato una mozione di sfiducia contro Dbeibah nel settembre 2021. Il mese scorso, la Camera ha, invece, votato per sostituire Dbeibah con Bashagha, ma solo dopo aver coordinato la mossa con il rivale, Alto Consiglio di Stato con sede a Tripoli. Questo raro esempio di coordinamento politico est-ovest è stato di per sé una svolta in una Libia profondamente polarizzata. Come Dbeibah, Bashagha proviene dalla città cardine della Libia, Misurata, una roccaforte fieramente indipendente non vincolata né a Tripoli a ovest, né a Bengasi, che è il centro del potere a est. Bashagha è riuscito ad ottenere un apparente sostegno del maresciallo Khalifa Haftar, il comandante dell'Esercito Nazionale libico (LNA) con sede a Bengasi. Contrariato dal rifiuto di Dbeibah di dimettersi, nelle scorse settimane, Haftar ha incaricato i cinque rappresentanti dell'LNA di abbandonare i colloqui sulla sicurezza nella Commissione militare congiunta e questo va visto come qualcosa che rappresenta più che una formalità. Il forum “5 + 5” garantisce la tregua di Ginevra mediata (e monitorata) dalle Nazioni Unite tra le forze contrapposte. I rappresentanti della Libia orientale hanno chiesto la chiusura di strade e aeroporti che collegano l'est e l'ovest del Paese. Guardiani de facto dei giacimenti libici di petrolio e gasolio in Cirenaica e Fezzan (la regione meridionale della Libia), i rappresentanti hanno anche minacciato di chiudere la produzione fino a quando Dbeibah non cederà la posizione di primo ministro a Bashagha. A seguito di un appello dell'ambasciatore Norland, inviato speciale degli Stati Uniti per la Libia, Haftar ha inizialmente ritirato la minaccia, però, qualche giorno dopo (il 14 aprile), le milizie dell'est e del sud hanno parzialmente bloccato giacimenti e terminal petroliferi, un atto determinato da una disputa sulle importantissime entrate petrolifere della Libia. Il NOC aveva trasferito otto miliardi di dollari di fondi congelati sui conti del Ministero delle Finanze, controllati dal governo di Dbeibah presso la Banca Centrale della Libia. La transazione ha sfidato la richiesta della Camera dei rappresentanti orientale di congelare tali trasferimenti fino a quando Dbeibah non si fosse dimesso.Una chiusura totale dei pozzi orientale e meridionale da parte di Haftar potrebbe innescare una reazione armata, riaccendendo il conflitto e aggravando le divisioni, potenzialmente fino al punto di rottura, con la Russia che ne trarrebbe vantaggio. Con il paese bloccato in una competizione senza fine e a somma zero per le entrate petrolifere, nessuno dei leader della Libia ne uscirebbe bene. Haftar, ricordo, aveva anche silurato una potenziale svolta per la Libia nel 2019 alla vigilia di una conferenza nazionale preparata dalle Nazioni Unite. La conferenza è stata il culmine di un meticoloso processo consultivo volto a raggiungere un ampio consenso. Invece, lo sconsiderato assalto di Haftar a Tripoli ha provocato il caos e notevolmente approfondito la polarizzazione e il sospetto tra l'est e l'ovest della Libia. Le ambizioni di Haftar hanno accresciuto la dipendenza militare e politica dell'est dalla Russia, e, come conseguenza, hanno innescato un sanguinario intervento militare turco per conto di Tripoli. Sulla scia della ritirata di Haftar e del conseguente stallo sul campo di battaglia, le Nazioni Unite hanno avviato un altro dialogo politico sulla Libia alla fine del 2020, questa volta con un ristretto gruppo di rappresentanti selezionati dall'ex rappresentante delle Nazioni Unite in Libia Stephanie Williams. I delegati del Forum di dialogo politico libico si sono incontrati a porte chiuse con scarsi risultati e trasparenza. Tra le accuse di acquisto di voti, nel marzo 2021 le Nazioni Unite hanno mediato un accordo in base al quale Dbeibah aveva assunto il potere, su base strettamente provvisoria. Nel suo breve periodo in carica di Dbeibah si sono complicate le condizioni generali della Libia e, secondo i suoi oppositori, il primo ministro ad interim avrebbe abusato di fondi pubblici. Con i crescenti problemi di liquidità, il governo sta lottando per mantenere le promesse di Dbeibah, che includevano un aumento degli stipendi e dei bonus per una serie di gruppi professionali. Dei sei mesi di assegni familiari promessi da Dbeibah all'inizio del Ramadan, solo una parte è stata pagata. La crisi finanziaria è il risultato di anni di corruzione dilagante, manipolazione valutaria, conflitti e il costo del mantenimento della "sicurezza" nella capitale, attraversata spesso da milizie in lotta tra loro. Il "risultato" dell’azione di Dbeibah è di aver portato l'economia libica oltre il precipizio e, secondo i suoi critici nell'est, di aver continuato a privare la Cirenaica di fondi per i suoi dipendenti pubblici e l'esercito, nonostante accordi precedenti, fornendo fondi alle milizie per assicurarsi la sua posizione nella capitale. La famiglia Dbeibah è stata indagata per crimini finanziari nel Regno Unito e in Canada e per appropriazione indebita di miliardi di dollari nell'era Gheddafi. Dbeibah è personalmente accusato di corruzione e nepotismo, presumibilmente per aver indirizzato milioni di dollari ad aziende e individui legati alla sua famiglia. Con un'incombente certa crisi alimentare derivante dalla guerra in Ucraina e la conseguente mancanza di cereali, la Libia non ha la capacità agricola e finanziaria per intervenire e attutire l'inevitabile crisi per i suoi cittadini. Tripoli stessa è insicura perché’ la sua la sicurezza è stata demandata principalmente a una schiera di milizie e bande rivali tra loro, che si scontrano più volte la settimana. La criminalità di strada, i furti con scasso e i rapimenti sono un rischio quotidiano per la popolazione di Tripoli e di altre grandi città della Libia, mentre la tratta di esseri umani principalmente verso l’Italia e il contrabbando di droga, armi e beni di consumo è divenuto un fenomeno nazionale.In un primo momento, Dbeibah ha chiuso un occhio sulla situazione della sicurezza, poiché non aveva una propria base di potere militare per sfidare le potenti milizie. Ora, ha bisogno delle forze della milizia per dissuadere il suo rivale, il primo ministro eletto Bashagha, dal tornare a Tripoli. L'emergere di una figura come Bashagha, con il sostegno di tutto il paese, rappresenta la migliore speranza per la Libia. A differenza di Dbeibah, Bashagha si è guadagnato una solida reputazione e da ex capitano dell'aviazione ha ben guidato il ministero dell'Interno, dove ha collaborato alla difesa di Tripoli contro l'assalto di Haftar. Con la sua base di potere a Misurata e il suo successo nel tenere a bada l'invasione di Tripoli, non si può presumere che Bashagha sia intimidito o manipolato da Haftar come avviene per il presidente della Camera dei rappresentanti, Aquilah Saleh, ​​a est. Bashagha pare ben adatto ad affrontare i passaggi critici con le principali fazioni interessate al potere, che potrebbero finalmente portare il paese alle elezioni nazionali. In tal senso è necessaria una personalità forte per garantire che il passaggio pre-elettorale sia condotto in modo equo e che i risultati siano rispettati da tutte le parti, compresi gli islamisti, i lealisti di Gheddafi e Haftar. Dbeibah, conserva, comunque, il controllo su due potenti risorse: le milizie e la Banca Centrale della Libia. Molte delle più grandi milizie di Tripoli, finanziate da Dbeibah, hanno istituito un ombrello protettivo, la "Forza di supporto alla costituzione e alle elezioni", che ha impedito a Bashagha di raggiungere Tripoli il 10 marzo. Finché la Banca centrale fornisce al governo di Dbeibah l'accesso ai fondi ufficiali, Bashagha non può governare. L'inviato speciale degli Stati Uniti, Norland, ha proposto la supervisione internazionale delle entrate petrolifere della Libia. Con quest’accorgimento, solo i fondi per coprire salari, sussidi, importazioni alimentari e infrastrutture chiave sarebbero trasferiti alla Banca centrale e solo sotto la supervisione internazionale. Altre entrate rimarrebbero congelate presso la Libyan Foreign Bank ma Gran Mufti Sadiq Al Ghariani e altri sostenitori di Dbeibah si sono espressi immediatamente contro la proposta degli Stati Uniti.Terminando, appare palese che la guerra russo-ucraina sta destabilizzando il Nord Africa a partire dall’imminente carenza alimentare, passando per il movimento di armamenti e l’arruolamento di mercenari, per finire alla disputa per il controllo delle, più che mai importantissime, risorse energetiche dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’aspetto della protezione delle attività dell’ENI è oggigiorno vitale per il nostro paese visto quanto avviene in Ucraina e la possibile imminente carenza energetica.Stati Uniti, Francia e Italia devono fare di tutto per guardare anche alla stabilizzazione del fianco sud della NATO anche scontrandosi apertamente con le opposizioni, diverse ma convergenti, di Mosca e Ankara alle quali lo “status quo” raggiunto va bene se non benissimo.

30-04-2022
Autore: Generale Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation
meridianoitalia.tv

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