di Lodovico Fiano

La volatilità dei prezzi agricoli costituisce un imprevedibile fattore di destabilizzazione dei mercati. Anche considerando solo l'arco temporale degli ultimi 15 anni, si sono susseguiti eventi di grande ed imprevedibile incidenza sul quadro economico, sociale ed ambientale, con un impatto sempre più crescente sul piano inflattivo.

Con la crisi del multilateralismo, in conseguenza del conflitto in Ucraina, si tende a nuovi fornitori e ad una rete di distribuzione più vicina, in una riconfigurazione su base geopolitica. il conflitto armato Russia Ucraina del febbraio del 2022 ha accelerato a dismisura un processo di de-globalizzazione e conseguente pressione inflattiva già innestato con la pandemia, proiettando verso la recessione ed il collasso di importanti e strategiche imprese.

L'auspicata attivazione dei più congrui ed indispensabili ammortizzatori potrà attenuare l'impatto – sia pure in misura molto parziale - ma solo correlandosi ad una UE profondamente integrata e solidale.

La pandemia ed il conflitto finanziario, destinato a permanere una volta interrotte le ostilità, evidenziano i limiti dell'architettura di sicurezza internazionale che, dopo l'interruzione della convertibilità del dollaro nel 1971, pur restando imperniata sul dollaro e sugli interventi delle banche centrali, non assicura una tutela della stabilità dei mercati del tutto adeguata.

Il conflitto Russia-Ucraina ha sospinto ad usare il dollaro come arma, con il blocco dei sistemi di pagamento, dell'accesso Swift, delle riserve valutarie delle banche centrali. Ne consegue che molti Paesi siano indotti a riconsiderare quali debbano essere le loro riserve, spostandole in altre aree valutarie. da attività finanziarie in riserve di petrolio e gas e materie prime. La gestione dei flussi di approvvigionamento si offre come strumento di ricatto in una contrapposizione planetaria

Il vecchio ordine si inseriva nel contesto di una globalizzazione sempre più estremizzata, vulnerata dalla apertura rispetto a molte aree incompatibili o a ridotta compatibilità per divari economici, sociali, ambientali o addirittura sul piano dello stato di diritto e praticamente in deroga ad importanti regole di concorrenza

La PAC decisa dai sei Paesi fondatori negli anni '60, fin dall'origine e per circa 30 anni è stata focalizzata all'autosufficienza ed alla sicurezza alimentare. A partire dagli anni '90 l'UE è aperta al mercato, sulla base di importanti accordi internazionali. In un unico villaggio globale, il mercato interno ha perso la sua originaria autonomia divenendo una componente fortemente integrata nell'universo rappresentato dalla globalità del mercato internazionale delle commodity.

Per molti anni, gli interventi della PAC hanno stemperato ogni perturbazione del mercato mondiale, sia pure nell'asimmetria dei Paesi membri, comportando significative compensazioni per gli agricoltori e per le industrie di trasformazione.

A partire dagli anni '90, le spese per il sostegno diretto delle produzioni agricole sono state oggetto di una graduale riduzione, accompagnata da sempre maggiori vincoli dell'attività produttiva e da una crescente apertura alle importazioni dai paesi terzi.

La mutazione genetica della PAC ha esposto le fasce più povere della popolazione ad una dura pressione inflattiva costringendole a riconfigurare il loro paniere alimentare. Ne è derivato uno spostamento del mix degli acquisti verso elementi essenziali, di basso costo e spesso di scarsa qualità, pur cercando di assicurarsi un soddisfacente apporto calorico.

Il sistema agroalimentare nazionale, ha sempre denotato una preoccupante fragilità per effetto sia dei più alti costi produttivi, sia per la forte dipendenza dalle importazioni dei prodotti primari; una dipendenza di gran lunga la più alta tra i più importanti Paesi membri.

In concreto, il surplus delle esportazioni italiane dei prodotti trasformati viene alimentato da flussi di prodotti agricoli intra ed extra UE, con conseguenti rischi in caso di crisi del mercato

internazionale: una traslazione pressoché automatica di perturbazioni internazionali persistenti. La esportazione dei prodotti trasformati in 15 anni si è triplicata, mentre il deficit agricolo è restato piuttosto stabile ad un livello superiore al 50%.

La riduzione dei consumi correlata alla riduzione del reddito ha consentito un forte contenimento dei flussi in importazione. Una sorta di deviazione commerciale per le nostre industrie dalle vendite interne a quelle in esportazione: una traslazione constatabile in tutta l'area UE, anche se con un impatto medio inferiore a quello relativo al nostro Paese.

La lettura dei dati richiama l'attenzione sulle difficoltà che dovranno affrontare le nostre imprese agroalimentari a coprire, attraverso più alti e più costosi flussi di importazione il proprio fabbisogno, una volta che il consumo interno avrà recuperato i livelli storici. Un differenziale competitivo smisurato se comparato al livello di autoapprovvigionamento che caratterizza i più importanti Stati membri, che hanno posto come indirizzo prioritario il rafforzamento della sicurezza alimentare, intesa come disponibilità del prodotto.

Gli scambi agroalimentari del 2022, anche se solo orientativi essendo relativi solo al primo semestre, sono utili per sconfessare un persistente e sconsiderato trionfalismo sulla sicurezza dei nostri approvvigionamenti.

La prevedibile spinta ai consumi domestici, conseguente al contenimento delle misure anticovid – sia pure attenuata per effetto di una pressione inflattiva già elevata nel 2020, ma ancor più accentuata in misura abnorme per effetto del conflitto Russia Ucraina – ha comportato, a copertura del nostro fabbisogno, un forte flusso in importazione, spostando il saldo di bilancio del 2021 da positivo a deficitario.

Il nuovo ordine globale impone un deciso consolidamento produttivo. Il percorso può essere sostenuto dal PNRR. La produttività costituisce, però, solo una componente di un percorso di competitività, di confronto anche spietato, rispetto ai mercati esterni ed interni alla UE

Un sostanziale consolidamento dei conti economici può essere acquisito soprattutto attraverso una estesa polifunzionalità strutturale, supportata da interventi pubblici rispettosi delle regole comunitarie: in concreto un'apertura ampia verso una economia circolare che non cada, però, in un conflitto cibo-energia

 

21-09-2022
Autore: Lodovico Fiano
già Dirigente del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
meridianoitalia.tv

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