di Giuseppe Morabito

I leader della NATO, quasi certamente, concorderanno l’11 e 12 di questo mese di continuare a aiutare e modernizzare le forze armate dell'Ucraina, creare un nuovo forum di alto livello per le consultazioni e riaffermare che un giorno Kiev farà parte dell’Alleanza. In buona sintesi, l’Ucraina anche se devastata dalla guerra non avvierà presto i negoziati per l'adesione.

A circa 500 giorni dall’inizio dell’ aggressione russa, in un vertice di due giorni che inizierà martedì nella capitale lituana, Vilnius, il Presidente degli Stati Uniti  Biden e i Capi di Governo di tutti gli altri  30 attuali membri dell’Alleanza accetteranno anche di aumentare la spesa per la difesa mentre quasi tutti i paesi della NATO continuano a inviare armi, munizioni e altro supporto logistico in Ucraina,

Si spera anche di accogliere la Svezia come prossimo membro della più grande organizzazione di sicurezza del mondo, se si riuscirà a superare le obiezioni del presidente/nuovo sultano turco Erdogan, L’opposizione turca a questo allargamento  dovuta soprattutto a motivazioni ideologiche e di interesse interno, secondo molti, potrebbe far si che la decisione dell’allargamento alla Svezia  sia posticipata al prossimo vertice di Washington, che si terrà, tra circa un anno, prima del voto per il Parlamento europeo e delle elezioni presidenziali americane.

Il ​​Segretario Generale della NATO  Stoltenberg, il cui mandato è stato recentemente prolungato, ha fatto sapere che "Al vertice, renderemo l'Ucraina ancora più forte e definiremo una visione per il suo futuro" e che "sarà concordato un programma pluriennale di assistenza per garantire la piena interoperabilità tra le forze armate ucraine e la NATO". Verrà istituito un Consiglio NATO-Ucraina, dove potranno essere tenuti colloqui di crisi.  Stoltenberg ha anche anticipato che i leader "riaffermeranno che l'Ucraina diventerà un membro della NATO e si accorderanno su come avvicinare l'Ucraina al suo obiettivo". La NATO aveva inizialmente indicato che l'Ucraina sarebbe diventata membro nel 2008, ma da allora le cose  non si sono evolute a causa della situazione interna al paese e delle relazioni controverse con Mosca. Alla domanda su quando o come l'Ucraina potrebbe aderire, Stoltenberg ha affermato che "la cosa più importante ora è garantire che l'Ucraina prevalga". Gli Alleati nella stragrande maggioranza e giustamente ritengono che l'Ucraina non dovrebbe essere invitata mentre è in guerra, per non incoraggiare la Russia ad ampliare il conflitto.

In queste ore, nel corso di un tour in Europa e Turchia il presidente dell'Ucraina continua a chiedere  ai suoi partner occidentali più armi e munizioni anche se  le scorte militari nazionali dei partner stessi si stanno esaurendo. In merito, i vertici NATO stanno incoraggiando i 31 alleati ad aumentare i loro budget militari. Alleati che nel 2014, si sono impegnati a passare alla spesa del 2% del PIL per la difesa entro il 2024 ma secondo le nuove stime pubblicate venerdì, solo 11 paesi raggiungeranno l'obiettivo del 2% nel 2023.Il presidente dell’autarchia turca sembra destinato a rubare le luci della ribalta al vertice. Accusa la Svezia di essere troppo indulgente nei confronti dei gruppi che secondo Ankara rappresentano una minaccia alla sicurezza, compresi i gruppi militanti curdi e le persone associate a un tentativo di colpo di stato del 2016 (rimane il dubbio se sia stato un vero tentativo di golpe e una farsa organizzata per eliminare gli oppositori).  Erdogan dimentica volutamente le “ingerenze” turche che a iniziare dall’occupazione di parte del territorio cipriota si sono poi estese a crimini di guerra in Armenia, Libia,  Siria e territori curdi.Va sottolineato che tutti gli altri membri hanno concordato che il paese ha fatto abbastanza per soddisfare le richieste della Turchia. La Svezia ha cambiato la sua costituzione, modificato le leggi antiterrorismo e revocato l'embargo sulle armi alla Turchia, ma il trattato costitutivo della NATO prevede l'approvazione unanime di tutti i 31 membri per potersi “allagare”. Stoltenberg, Erdogan e il primo ministro svedese Kristersson terranno colloqui lunedì a Vilnius nel tentativo di sbloccare la situazione.

Se tragica e difficile da portare a soluzione democratica è la crisi creata da Mosca , ben più complessa appare la “sfida” globale portata dalla Cina Popolare, “rivale sistemico” dell’ecosistema democratico e valoriale, fondato sul rispetto di quelle regole del diritto che costituiscono il tessuto connettivo dell’Alleanza Atlantica (escluso la Turchia , almeno per ora).

La Cina  Popolare è stata citata per la prima volta nella storia del Concetto Strategico NATO quale “sfida ai nostri interessi, sicurezza e valori”. “Sfida” che appare “globale” non solo geograficamente, con il tentativo di porre una “cintura” intorno all’Europa attraverso il controllo dei suoi porti e delle sue infrastrutture, colonizzando e rendendo dipendenti dal debito paesi africani di cui sfrutta le risorse e “terre rare”.

L’assertività di Pechino nel quadrante Indo-Pacifico e, in particolare, nel Mar Meridionale, così come la no-limit strategic partnership con la Federazione Russa, hanno un impatto diretto sulla sicurezza euro-atlantica e per la NATO più di quanto non appaia. Una possibile crisi conseguente alla minacciata aggressione di Taiwan, oltre a privare le imprese occidentali di alta tecnologia del 90% dei semiconduttori, impegnerebbe consistentemente gli Stati Uniti nel Pacifico, indebolendo il supporto statunitense alla sicurezza europea, a tutto vantaggio della Federazione Russa.

Logico che i leader della NATO hanno avvertito che ciò che sta accadendo oggi in Europa può accadere domani in Asia.

“Se la Federazione Russa vince in Ucraina, questo manderebbe il messaggio che i regimi autoritari possono raggiungere i loro obiettivi con la forza bruta", ha detto Stoltenberg a Tokyo all'inizio di quest'anno, aggiungendo che "Questo è pericoloso. Pechino sta guardando da vicino e sta imparando lezioni che potrebbero influenzare le sue decisioni future". Stoltenberg sicuramente si riferiva alle future decisioni di Pechino sulla Repubblica di Cina - Taiwan, un'isola autonoma e democratica che Pechino considera la sua provincia ribelle.

Il Presidente degli Stati Uniti ha affermato in diverse occasioni che le forze americane avrebbero difeso la democratica Taiwan in caso di invasione cinese. Ciò creerebbe il rischio che gli alleati della NATO e altri partner statunitensi vengano coinvolti nel conflitto: un piano di emergenza che l'Alleanza dovrebbe pianificare.  La NATO è preoccupata per altre potenziali minacce, comprese quelle che definisce le "operazioni ibride e informatiche dannose di Pechino e la sua retorica conflittuale e disinformazione".

La NATO vede la Cina Popolare impegnata in un tentativo di controllare settori tecnologici e industriali chiave, infrastrutture critiche come il 5G, materiali strategici e catene di approvvigionamento. Inoltre, accusa Pechino di usare la leva economica per "creare dipendenze strategiche e aumentare la sua influenza.

Pechino insiste sul fatto di stare  “dalla parte della pace" sull'Ucraina e anche se l’Indo - Pacifico si trova oltre l'ambito geografico del Nord Atlantico la NATO deve prestare attenzione a questa regione. Auspicabile una dichiarazione ferma al temine del Vertice in cui da Vilnius arrivi un deciso monito a alla Cina Popolare perché’ rispetti le regole democratiche, l’integrità degli stati e la libera circolazione nelle acque internazionali.

12-07-2023
Autore: Generale Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence college Foundation
meridianoitalia.tv

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