EMILIA SANNINO

La crisi legata al contagio da COVID-19 porta con sé gravi conseguenze, la cui diffusa mancanza di fiducia nelle istituzioni acuisce. Come possiamo mettere a frutto le nostre conoscenze scientifiche e le collaborazioni internazionali per cercare di ridurre gli effetti nefasti di questa emergenza?


In tempi di crisi  ci si domanda sempre: “Come faremo a superare l’ostacolo?”, “Saremo in grado di rispondere adeguatamente alla sfida?” e ancora “Che cosa possiamo concretamente fare per evitare che la situazione si ripeta nel futuro?”. A porsi queste domande sono tutti i cittadini dei paesi colpiti dalla diffusione del virus COVID-19 e tutti si augurano che qualcuno, qualche “esperto”, qualche “visionario”, qualche “potente” abbia le risposte giuste. C’è chi, ingenuamente e con una propensione all’ottimismo, pensa che tutto si possa risolvere con i mezzi e le tecnologie di cui disponiamo nel 2020. Basta solo avere metodo, un’idea innovativa e qualche appoggio. C’è chi invece, in situazioni di emergenza, cerca di farsi guidare da un’analisi asettica dei dati perconvincersi/re che il futuro non può essere che peggiore del presente. “E’ la realtà dei fatti”.

Dunque, qual è la natura del problema? Da dove si inizia?In primis, se la crisi ha origine da qualcosa che travalica i confini, come si può pensare di risolverla “imponendo dei confini” e attuando misure diversificate, e non sempre coerenti, in paesi colpiti dallo stesso dramma?

In secondo luogo, se l’ostacolo è tale proprio perché va oltre le attuali conoscenze, come si può pensare di superarlo senza avere una visione precisa, condivisa e realistica del contesto in cui si è creato?

Ed ecco che l’Unione Europea, così tanto denigrata per le sue mancanze dovute in gran parte alla esplicita volontà dei suoi membri di mostrare la propria forza singolarmente, più che coralmente, interviene, come un’amica di cui non ci si fida molto ma che viene chiamata in causa per un consiglio, un’azione disinteressata nel momento del bisogno.

Per trovare le risposte, è necessario analizzare i dati disponibili, tutti i dati. E’ fondamentale conoscere e mettere le proprie competenze tecniche a disposizione della collettività. E’ essenziale amalgamare le proprie metodologie con quelle di altri ricercatori europei, collaborare con aziende che operano nel settore e che “sanno come fare le cose”, e soprattutto, pianificare in modo scrupoloso il proprio piano di lavoro siada un punto di vista scientifico (“Cosa devo fare per sviluppare la mia ipotesi?”), che da un punto di vista temporale (“Quanto tempo ci vorrà per svolgere ogni singola attività di ricerca?”) e finanziario (“Di quali risorse avrò bisogno per poter garantire i risultati?”).

Ed ecco che quell’amica chiamata ad agire, agisce, pur con i suoi limiti e con molte difficoltà. Questo è il senso del bando Innovative Medicines Initiative - IMI2 - Call 21 1 lanciato dalla Commissione

In tempi di crisi ci si domanda sempre: “Come faremo a superare l’ostacolo?”, “Saremo in grado di rispondere adeguatamente alla sfida?” e ancora “Che cosa possiamo concretamente fare per evitare che la situazione si ripeta nel futuro?”.

A porsi queste domande sono tutti i cittadini dei paesi colpiti dalla diffusione del virus COVID-19 e tutti si augurano che qualcuno, qualche “esperto”, qualche “visionario”, qualche “potente” abbia le risposte giuste. C’è chi, ingenuamente e con una propensione all’ottimismo, pensa che tutto si possa risolvere con i mezzi e le tecnologie di cui disponiamo nel 2020. Basta solo avere metodo, un’idea innovativa e qualche appoggio. C’è chi invece, in situazioni di emergenza, cerca di farsi guidare da un’analisi asettica dei dati perconvincersi/re che il futuro non può essere che peggiore del presente. “E’ la realtà dei fatti”.

Tuttavia, al di là delle posizioni che ognuno cerca di assumere per trovare in sé, nella propria capacità critica, una logica alla crisi, rimane la crisi stessa nella sua concretezza, l’ostacolo da superare, la sfida da affrontare.

Dunque, qual è la natura del problema? Da dove si inizia?In primis, se la crisi ha origine da qualcosa che travalica i confini, come si può pensare di risolverla “imponendo dei confini” e attuando misure diversificate, e non sempre coerenti, in paesi colpiti dallo stesso dramma?

In secondo luogo, se l’ostacolo è tale proprio perché va oltre le attuali conoscenze, come si può pensare di superarlo senza avere una visione precisa, condivisa e realistica del contesto in cui si è creato?

Ed ecco che l’Unione Europea, così tanto denigrata per le sue mancanze dovute in gran parte alla esplicita volontà dei suoi membri di mostrare la propria forza singolarmente, più che coralmente, interviene, come un’amica di cui non ci si fida molto ma che viene chiamata in causa per un consiglio, un’azione disinteressata nel momento del bisogno.

Per trovare le risposte, è necessario analizzare i dati disponibili, tutti i dati. E’ fondamentale conoscere e mettere le proprie competenze tecniche a disposizione della collettività. E’ essenziale amalgamare le proprie metodologie con quelle di altri ricercatori europei, collaborare con aziende che operano nel settore e che “sanno come fare le cose”, e soprattutto, pianificare in modo scrupoloso il proprio piano di lavoro siada un punto di vista scientifico (“Cosa devo fare per sviluppare la mia ipotesi?”), che da un punto di vista temporale (“Quanto tempo ci vorrà per svolgere ogni singola attività di ricerca?”) e finanziario (“Di quali risorse avrò bisogno per poter garantire i risultati?”).

Ed ecco che quell’amica chiamata ad agire, agisce, pur con i suoi limiti e con molte difficoltà. Questo è il senso del bando Innovative Medicines Initiative - IMI2 - Call 21 1 lanciato dalla Commissione Europea per finanziare progetti di ricerca che possano limitare i danni del COVID-19 nel prossimo futuro. Una chiamata a raccolta delle migliori menti europee, delle tecnologie più innovative, dei partenariati più brillanti, e delle idee più creative per affrontare una sfida drammatica che richiede pazienza, sacrificio,

conoscenza, metodo, follia e un pizzico di umano sentire.

1  https://www.imi.europa.eu/apply-funding/open-calls/imi2-call-21

Questa è la RICERCA EUROPEA, questo è il contributo che anno dopo anno, programmazione dopoprogrammazione, in modo costante e con chiare regole, l’amica ci offre. Saremo in grado di apprezzarla?

Europea per finanziare progetti di ricerca che possano limitare i danni del COVID-19 nel prossimo futuro. Una chiamata a raccolta delle migliori menti europee, delle tecnologie più innovative, dei partenariati più brillanti, e delle idee più creative per affrontare una sfida drammatica che richiede pazienza, sacrificio,

conoscenza, metodo, follia e un pizzico di umano sentire.

1  https://www.imi.europa.eu/apply-funding/open-calls/imi2-call-21

Questa è la RICERCA EUROPEA, questo è il contributo che anno dopo anno, programmazione dopoprogrammazione, in modo costante e con chiare regole, l’amica ci offre. Saremo in grado di apprezzarla?

 

23-03-2020
Autore: EMILIA SANNINO
Project Manager - Università degli Studi di Torino Consigliere di amministrazione - Fondazione ECM
meridianoitalia.tv

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