Padre riformatore dell'Unione: una vita per l’Europa

di Mario Nardicchia

Conobbi Altiero Spinelli agli inizi del 1984 a Roma, nei pressi del Parlamento. Era nato nella Capitale il 31 agosto 1907 da una famiglia di buone condizioni economiche e culturali. Ancora giovane, aderì al Partito e diventò comunista («come si diventa prete, per un ideale necessario»-ripeteva spesso) e fu vicino ad Antonio Gramsci, cosa che gli procurò una condanna emessa dal tribunale speciale fascista a ben 16 anni di reclusione e di confino trascorsi per la maggior parte nei penitenziari sulle isole di Ponza e di Ventotene. La riflessione e lo studio in carcere lo portarono a troncare con l’ortodossia del PCI ed a pensare sempre più ad una federazione degli Stati europei.

Nel 1939 rese noto il famoso “Manifesto di Ventotene”, scritto insieme con il socialista Eugenio Colorni e con il futuro radicale Ernesto Rossi. Nel 1943 fu liberato, entrò nella Resistenza militando nel Partito d’Azione, fondò a Milano il Movimento Federalista Europeo e, sul proprio mensile “L’Unità Europea”, lanciava continuamente questo monito altamente significativo ai nostri Governi: «Rilanciare l’Europa per governare l’Italia».

Nel 1970 entrò a far parte della Commissione della Comunità Europea e si impegnò a fondo per l’adesione all’Unione della Gran Bretagna, della Danimarca, dell’Irlanda e della Grecia, nonché per far approvare le norme sull’elezione del Parlamento di Starsburgo a suffragio universale.

Nel 1976 si dimise dalla Commissione e fu eletto, nelle liste del PCI di Enrico Berlinguer, prima nel Parlamento italiano e poi in quello europeo.

Come rappresentante dell’AEDE (Association Européenne des Enseignants) -di cui era segretario nazionale il compianto Lino Venturelli, docente alla Facoltà di Economia e Commercio aededell’Ateneo “D’Annunzio” di Pescara-   nel 1984 lavorai con Altiero Spinelli e con il suo gruppo componente il cosiddetto “Club del Coccodrillo”(dal nome di un ristorante di Strasburgo ove ci si riuniva), in una tre giorni di discussioni, presso la Saletta del Cenacolo al Parlamento in Roma, sul suo fondamentale documento “Riforma dei Trattati per l’Unione”, 87 articoli, dei quali alcuni furono affinati come segue, diventando pietre miliari: art.3) «I cittadini degli Stati membri sono per ciò stesso “cittadini dell’Unione”», espressione che fu mutuata, in tutta evidenza,  dalla storia della Città Eterna i cui cittadini si gloriavano dell’appellativo «civis romanus sum»; art.47),punto 3): «L’Unione deve realizzare la libera circolazione delle persone e dei beni, che comporta segnatamente l’eliminazione dei controlli sulle persone alle frontiere interne, deve garantire la libera circolazione dei servizi e dei capitali»; artt.60) e 61): «…garantire a tutti i cittadini dell’Unione un livello minimo  di istruzione che consenta di scegliere liberamente l’attività professionale, il posto di lavoro» . E qui non passò, al posto di ‘minimo’, l’aggettivo «massimo» come il credo pedagogico di allora –e anche di oggi- avrebbe giustamente preteso; in compenso fu il termine «istruzione», pesante come un macigno, che fu introdotto per la prima volta nelle Carte ufficiali di quella Comunità nata come accordo per la produzione del carbone e dell’acciaio, divenuta successivamente Comunità Economica e, finalmente, Unione politica che fa proprio il concetto del processo che è alla base di ogni società civile: l’istruzione, appunto, prim’ancora dell’educazione e della formazione.

Ricordo la sua barba bianca stile Hemingway, fatta crescere volutamente proprio per quel nesso efficace, che Spinelli amava far rimarcare, tra gli accadimenti nel racconto “Il vecchio e il mare” dello scrittore americano premio Nobel per la letteratura 1954 ed i subdoli detrattori dell’Unione. Al termine dei tre giorni di studio e di riflessioni sulla Riforma dei Trattati  - presenti il urlosenatore Giuseppe Petrilli, presidente del Movimento Europeo, l’on. Gianpiero Orsello, presidente della Commissione per i problemi istituzionali del Movimento Europeo, l’on.Mauro Ferri, presidente della Commissione istituzionale del Parlamento europeo, l’on. Michele Cifarelli, presidente della Commissione del Movimento europeo per le relazioni con i gruppi parlamentari italiani ed europei, nonché i giuristi insigni Francesco Capotorti,  Meinhart Hill, Francis Jacobs e Jean Paul Jacqué, gli europarlamentari Ortensio Zechino, Karel De Gucht, Jacques Moreau, Gero Pfenning, Derek Prag, Hans Joaquim Seeler ecc.- Altiero Spinelli concluse con queste parole: «Il Parlamento europeo ha all’amo, nel Mare Europa, il Trattato di Riforma dell’Unione: attenzione ai pericolosi nazionalismi che potrebbero sbranare la preda! Sarebbe allora un grave colpo irreversibile e senza alcun appello!». La “Riforma dei Trattati per l’Unione” fu approvata a larga maggioranza dal Parlamento di Strasburgo il 14 febbraio 1984, ma fu bocciata successivamente dal Consiglio Europeo. Altiero Spinelli non si perse d’animo, continuò la sua battaglia a favore di una Europa più giusta e più vicina ai cittadini, fino alla morte avvenuta in un letto d’ospedale romano il 23 maggio 1986. Sono stati anche -e soprattutto- il suo esempio di vita e le sue forti, intelligenti idee innovative ad ispirare  il “migliorismo”  e l’ ”europeismo” di Giorgio Napolitano, Presidente emerito della Repubblica Italiana  il quale, nel discorso del suo primo insediamento al Quirinale, il 15 maggio del 2006, a Camere riunite a  Montecitorio, così lo definì: «Statista lungimirante e Paladino del Movimento Federalista», scegliendo di andare ad onorarlo visitando i luoghi del confino a Ventotene. Successivamente, alte e sensibili personalità politiche hanno sentito il dovere di andare personalmente a deporre un mazzo di fiori sulla lapide dell’urna che contiene le spoglie del grande europeista nel piccolo cimitero di Ventotene.

commissioneruropea   Ma com’è stato lungimirante Altiero Spinelli: una vita intiera per l’Europa, ridotta oggi ad una lisca...! In più parti d'Italia è andata di moda, nei mesi scorsi, ammainare in qualche sede istituzionale la bandiera blu dell'Europa -adottata il 25 ottobre 1955- con incise a cerchio 12 stelle color oro. Ci si voleva sbarazzare, così, anche di tutti i suoi simboli: armonia, perfezione, concordia, unità tra gli Stati; nonché delle radici giudaico-cristiane del Vecchio Continente:  le 12 stelle intorno al capo di Maria Vergine, i 12 Apostoli; i 12 figli di Giacobbe ognuno a capo di una tribù in Israele, le 12 Tavole della Legge Romana; oltre che i 12 mesi dell'anno? Veramente si voleva cancellare tutto ciò?  Ma è' l'Unione che fa la forza!

 

 

 

 

18-05-2020
Autore: Mario Nardicchia
Preside Scuole associate Unesco e Commissario Governativo Scuole Italiane all'Estero, a riposo.
meridianoitalia.tv

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