Conversazione con Roberto di Giavanpaolo, Direttore di Meridiana Lab

Alessandro Mauriello dialoga con Roberto di Giovanpaolo

Nel momento dell’ipercomlessità sociale( Piero Dominici), schiacciati nel dibattito pubblico verso il quotidiano è sempre più forte l’esigenza di un processo nelle agorà pubbliche di promozione di “cultura politica”, di contenuti che guardino alle prossime generazioni.

I quali costruiscano percorsi di rigenerazione e di nuova classe dirigente, impegnata verso il bene comune e la responsabilità civile, dando “nuova rappresentanza sociale” come afferma Gualtiero Bassetti presidente della Cei, alle istanze civili e civiche che caratterizzano i sistemi sociali attuali, la post pandemia, e i vari temi come sostenibilità ed amicizia sociale, veicolati dal Pontefice nella sua Enciclica “Fratelli tutti”.

Lo faremo riscoprendo una grande figura del cattolicesimo democratico come Giuseppe Dossetti, insieme al dott. Roberto Di Giovanpaolo, giornalista e saggista, già Segretario AICCRE, Senatore della Repubblica, docente universitario.

Gentile dott. nel suo lungo percorso politico di Senatore della Repubblica, dirigente politico, policy maker, poi di saggista come è cambiata la politica, e la comunicazione?

La comunicazione è diventata “la politica” nelle sue forme di modernità e segno distintivo attraverso le tecnologie, il digitale ecc ovviamente con i suoi passaggi storici.

Ma in verità la comunicazione politica è sempre esistita, fin dai tempi della vita pubblica greca e romana, si pensi solo al manuale di retorica di Cicerone, le varie opere dei filosofi greci, che diventeranno poi fondamento dei valori pubblici della democrazia moderna. Poi nei secoli naturalmente si modificano le forme, le tipizzazioni, e nella prima modernità dal secondo dopoguerra vi è una comunicazione ideologica, e piuttosto avversativa, che rispecchiava lo spirito del tempo, fino a giungere alla retorica istituzionale di Aldo Moro, ma con una politica dei pensieri “lunghi” fatta di studio, elaborazione, programmazione, dibattito e poi di concretezza per il bene pubblico, ne sia esempio per quegli anni lo scontro parlamentare,interessantissimo ed approfondito, non solo ideologicamente, sui piani casa del governo Fanfani, oppure sul ruolo dell’ Iri e della prima Cassa del Mezzogiorno o altri casi di specie.

Lo Spartiacque avviene con la “politica spettacolo”, con la centralità della tv e ciò che ne consegue in termini di canone comunicativo,fino a far diventare la comunicazione il fine ultimo della politica, senza densità e idee-azione, con il poco rispetto delle istituzioni e dei ruoli che abbiamo visto nelle due ultime crisi di

 

Governo in cui dobbiamo ringraziare il cielo di avere un garante della democrazia e delle Istituzioni al Quirinale come Sergio Mattarella .

Faccio una provocazione intellettuale, forse la pandemia -che certo è un dramma-sarà però l’opportunità di apertura di una riflessione sulla politica come momento cooperativo di idee, per il cambiamento della politica stessa. Io credo che non lo vedremo subito ma ci accorgeremo che non potremo semplicemente “ricominciare come prima”.

A proposito di filosofia politica parliamo di Dossetti e della corrente culturale del cattolicesimo sociale, argomento a cui lei ha dedicato un saggio?

Va premesso che parliamo di una figura di primo piano della Repubblica eppure al contempo poco nota ai più, perchè il personaggio è estremamente complesso per il suo pensiero e per le vicende che lo hanno visto protagonista.

Giurista raffinato, comandante partigiano senza armi, in seguito costituente e relatore degli articoli su Concordato (Articolo 7) e degli articoli 10 e 11 con l’intenzione di accentuare la profonda originalità della nostra Costituzione in confronto delle costituzioni precedenti e specialmente in confronto con quella francese”.

E infine monaco eremita e figura di primo piano ( anche qui in disparte) nel Concilio Vaticano secondo per poi tornare in pubblico nella difesa della Costituzione ai tempi del primo Berlusconi…..

Nel 1946 fonda Cronache sociali una rivista di area per dare forza all’idea di orientare il cattolicesimo politico verso un profondo riformismo sociale di partecipazione.

Eletto nel Consiglio nazionale della Dc, si contrappone sovente alle posizioni del leader Alcide De Gasperi ( una relazione ed un confronto cortese e dura nello stesso tempo ,cavalleresca e d’ altri tempi) ; la sua azione sarà tesa sempre alla promozione dei valori fondanti della Repubblica, e alla diffusione delle idee dentro e per la Costituzione, sottolinenadone la sua attualità e capacità progettuale di fare, costruire democrazia, e di capacità trasformativa in senso progressista, e partecipativo. Questo insegnamento di una Costituzione viva,e che guida la riforma sociale del Paese è l’ insegnamento ancora vivo e da attualizzare.

A proposito di trasformazione del paese, come giudica il Next Generation Ue come risposta alla crisi pandemica ?


La risposta in termini sistemici è positiva perché caratterizzata da cooperazione nella Unione Europea, e da passi in avanti verso un vera integrazione-interdipendenza sui molti temi in agenda.

Sul versante italiano abbiamo un problema di “accountability”-ovvero di “chi risponde di cosa”- sulla governance, sulla forma, e sulla capacità di spesa della nostra P.A. che non ha grande capitale umano per poter progettare interventi mirati, e misurabili.

Come vede il sistema politico italiano, e i partiti oggi?

Si potrebbe dire che viviamo una eterna transizione. Ma i motivi ci sono e dovremmo partire da quelli per fare un passo avanti : i partiti politici che hanno fondato la Repubblica vanno in crisi già alla fine degli anni sessanta e tra “strategia

della tensione” e loro incomprensione della contestazione del sessantotto, che è esistenziale ma anche politica ( si contesta il padre ma anche i partiti paternalisti...ndr) non riescono ad attuare il dettato costituzionale sui partiti e non

rispondono alle critiche. Non si rinnovano. Lo capiranno chiaramente, prima Moro e poi Berlinguer proponendo una riflessione anche etica e morale sul rinnovamento della democrazia. Ma non avviene. Anche Craxi tenta una via ma l’ accento sul potere del Governo rispetto al Parlamento e la proposta del presidenzialismo “alla francese” sembra un modo per ergersi a “Mitterrand italiano” e certe sue frequentazioni ed asprezze ( i fischi a Berlinguer al Congresso Psi ,il “patto della staffetta” non rispettato con De Mita) non aiutano a creare un clima di  collaborazione al rinnovamento con gli altri grandi partiti italiani. Tangentopoli fa esplodere il bubbone di partiti chiusi e retrivi al cambiamento. Solo che una riforma istituzionale ed elettorale coerente non sono arrivate mai…. E nel frattempo ad una “democrazia dei partiti” si è contrapposta l'idea di una “democrazia dei cittadini” che è degenerata in populismo. Occorrerebbe avere il coraggio di ripartire da una corretta visione del rapporto tra partiti e cittadini ( che non vanno contrapposti) con una legge sui partiti complessiva e che sappia farli funzionare come terminale dei desideri dei cittadini e li renda aperti e competitivi sui programmi , i veri “oggetti” della politica.

In fondo il Governo Draghi potrebbe essere l'occasione per guardare un po’ a se stessi e costruire ponti nuovi con la società dedicandosi al confronto sui programmi , ricostruendo scuole di formazione della classe dirigente ( la polemica sulle correnti è retorica pura se non c’è uno strumento di selezione e formazione delle nuove classi dirigenti….) e creando ambienti aperti alla società ma capaci di fare sintesi nelle decisioni. Come sperava Dossetti, la nostra Costituzione non va guardata “in vetrina”,essa è una opportunità per progredire sulla strada di una costruzionesociale sempre riformabile e sempre in progresso e soprattutto partecipata da tutti i cittadini , non solo dalle élites.

29-06-2021
Autore: Alessandro Mauriello
Associazione Koine’
meridianoitalia.tv

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