Esteri&Difesa

di Fausta Speranza

       Iniziano le operazioni di scrutinio per le elezioni che hanno chiuso una delle più sanguinose campagne elettorali in Messico, ma già gli exit poll hanno decretato il ridimensionamento del partito di Obrador. In attesa dei risultati definitivi, è utile riflettere su vari aspetti al di là del consenso espresso al presidente che tre anni fa aveva ottenuto quasi un plebiscito e che non è rieleggibile.

Nel Paese dell'America Latina a nord dell'Equatore, per il capo dello Stato, dopo il mandato di sei anni, non è prevista una seconda candidatura. Anche per questo non si deve ridurre ad un referendum su Andrés Manuel López Obrador, detto Amlo, il voto di mid-term più ampio di sempre: oltre 93 milioni di messicani sono stati chiamati alle urne domenica 6 giugno e lunedì 7 per il rinnovo del Congresso e di un numero mai così alto di autorità locali. In ballo c'erano 15 governatori dei 32 in ruolo nel Paese e 20.000 incarichi tra sindaci e presidenti di municipalità.

09-06-2021
Autore: Fausta Speranza
Giornalista e Scrittrice

di Aicha Bouazza

La situazione conflittuale nel Sahara Occidentale (per noi marocchini è Sahara Marocchino) potrebbe essere alla vigilia di una soluzione che consenta non solo una cessazione delle ostilità ma anche un rilancio dello sviluppo ed un progresso economico e sociale in tutto il Regno del Marocco.

 Il termine del conflitto con il Polisario, che certamente ha subito influssi di interesse coloniale, potrebbe vedere il suo termine naturale attraverso una soluzione pacifica e concordata quale quella implicita nel discorso pronunciato dal Re, in occasione del 20 ° anniversario dell'ascesa al trono, nonché in quello pronunciato in occasione del 66 ° anniversario della Rivoluzione del Re e del popolo.  Il sovrano, Re Mohammed VI, ha infatti insistito sulla necessità che il Regno del Marocco possa adottare “un nuovo modello di sviluppo” e definire nuove linee guida per il futuro.

06-04-2021
Autore: Aicha Bouazza
C.E.L Università Roma3

di Franco Danieli 

Nel suo discorso di investitura, come peraltro da lui stesso più volte anticipato, Joe Biden ha enfatizzato la necessità dell’unità del popolo statunitense devastato da quattro anni di estremismo paranoide- megalomane di Trump: “Questo è il nostro momento storico di crisi e sfida"; L'unità è la strada da percorrere”; "Dobbiamo porre fine a questa guerra incivile che mette il rosso contro il blu, rurale contro urbano, conservatore contro liberale"; “La politica non deve essere un fuoco ardente, distruggendo tutto sul suo cammino"; "Abbiamo imparato che la democrazia è preziosa, che la democrazia è fragile”.
“America United”: un Presidente quindi che, con moderazione, garbo ed ecumenismo, punta a ricucire le lacerazioni della società americana: lacerazioni culturali, economiche e di classe e lo fa innanzi tutto affrontando la dura battaglia contro la pandemia, la prima emergenza del Paese.

23-01-2021
Autore: Franco Danieli 
già viceministro agli Affari Esteri

Intervista all’Ambasciatore del Kuwait in Italia, S.E. Sheikh Azzam Mubarak Sabah

di Giuseppe Morabito

Trent’anni fa, tra gennaio e febbraio del 1991, la Guerra del Golfo vedeva la sua fine con la liberazione del Kuwait, stato di cui in pochi avevano sentito parlare in precedenza. Non è un caso, quindi, se ho incontrato l’Ambasciatore del Kuwait in Italia, Sheikh Azzam Mubarak Sabah al Sabah per uno scambio di vedute sui rapporti bilaterali tra Kuwait e Italia, sul ruolo importante del piccolo emirato nella complessa situazione del Golfo Persico e sulle prospettive per il Medio Oriente con l’amministrazione Biden.

19-01-2021
Autore: Giuseppe Morabito
Generale dell’Esercito Italiano
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation

di Franco Danieli

"Andremo in Campidoglio, e faremo il tifo per i nostri coraggiosi senatori (…) e probabilmente non faremo il tifo per alcuni di loro" ha detto, tra l’altro, Trump parlando ai suoi adepti nella manifestazione della mattina davanti alla Casa Bianca.

E, in effetti, i suoi “ragazzi orgogliosi” al Congresso ci sono andati ed hanno scritto una pagina di storia: storia nera e criminale.

Hanno attaccato il cuore delle istituzioni democratiche statunitensi con un vasto corredo di orrendi simboli del peggiore passato, dalle bandiere confederate alle magliette “camp Auschwitz” e “work brings freedom”, e poi le armi, le tute mimetiche, le pelli di orso, gli elmi e le corna.

09-01-2021
Autore: Franco Danieli
già viceministro agli Affari Esteri

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