di Giuseppe Morabito
La prima guerra russo-ucraina nel 2014 vinta da Mosca è stata seguita dalla seconda, a partire da 50 giorni fa, con il tentativo di impadronirsi di Kiev, che la Russia perso.
Oggi le forze armate russe sono state costrette ad adattare gli obiettivi della guerra in modo che corrispondano alla loro capacità operativa del momento
Il Presidente Putin lo scorso 12 aprile 2022 ha dichiarato che: “L'Ucraina stava diventando una testa di ponte antirussa dove si coltivavano germogli di nazionalismo e neonazismo. Questa nuova generazione di nazionalisti ucraini si scontra particolarmente con la Russia. Vedete come l'ideologia nazista è diventata un dato di fatto in Ucraina... non avevamo altra scelta... non c'è dubbio che raggiungeremo i nostri obiettivi”.
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di Gianni Lattanzio
Dopo anni di Trattati internazionali per il disarmo, si torna a parlare di aumento delle spese militari in ambito Nato. Al di là del dibattito parlamentare all’interno di ogni singolo Paese dell’Ue, è importante fare riflessioni di carattere globale. Il primo pensiero va alle spese mondiali per gli armamenti degli ultimi anni, al progressivo e significativo aumento: è stato registrato dai dati ma forse non dalla percezione generale in Occidente. Una distrazione da non ripetere.
E poi c’è la febbre del pianeta, quel surriscaldamento che già presenta il conto in termini di disastri ambientali e umanitari, da non dimenticare. Su questo piano rischiamo oggi – nessun Paese è escluso – un’altra colpevolissima distrazione.
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di Octavian Haragos
Parlare nel 2022 della creazione di nuovi imperi sembra forse un può anacronistico, ma quando il progetto di un paese si basa su uno sguardo rivolto verso il passato piuttosto che verso il futuro, tutto diventa molto attuale e i paradigmi storici e politici con cui siamo abituati devono essere rivalutati. Fra i tanti dibattiti di questi giorni c’è anche quello se Vladimir Putin vuole rifare l’URSS oppure l’Impero russo degli zar. Quale è la differenza fra i due?
In generale un impero nasce non soltanto per la capacità militare di uno stato di conquistare nuovi territori, ma anche per la sua capacità di offrire ai nuovi sudditi modelli di vita più attraenti, culturali ed economici, nonché la garanzia di essere protetti davanti ad eventuali minace. Ovvio che nei suoi intenti lo stato candidato-impero incontrerà sempre la resistenza di una parte delle popolazioni che vuole conquistare, ma ci sarà sempre una parte, specialmente tra le élite, che ha già dei legami con la civiltà dello stato in questione e che funzionerà come tramite.
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di Gaetano Fausto Esposito
Interdipendenza globale. Questa espressione indica le connessioni tra le diverse economie del mondo e spiega anche perché la guerra russo-ucraina può avere effetti pervasivi, soprattutto se si adottano rimedi non appropriati. Ne abbiamo avuto una prima dimostrazione con il Covid-19. Nella fase iniziale, quando si sono interrotte le forniture di componenti produttive dalla Cina, buona parte dell’industria mondiale è andata in crisi. Ma la Cina è da diversi anni il primo paese esportatore al mondo, quindi si spiega lo shock generato dall’interruzione delle forniture da Pechino. Russia e Ucraina invece contribuiscono in termini quantitativi ai processi di globalizzazione per valori molto modesti, complessivamente intorno al 2%.
Ma perché allora si sta generando tanto allarmismo a livello mondiale, al punto che le più recenti stime dell’OCSE sulla crescita internazionale prevedono una contrazione di un punto percentuale, accompagnato da un forte aumento dei prezzi al consumo intorno a 2,5 punti percentuali? Le due crisi, quella da Covid e quella russo-ucraina, sono molto diverse. La crisi Covid è stata contemporaneamente una crisi di offerta, dovuta alla contrazione della fornitura di componenti, e una crisi da domanda, indotta dalla contrazione dei redditi delle famiglie e quindi dei consumi.
di Carlo Bellinzona e Lucio Martino
Dal 24 febbraio, inizio della cosiddetta “operazione militare speciale” lanciata dalla Federazione Russa, abbiamo cercato di leggere nella sarabanda delle opposte propagande, le intenzioni e gli obiettivi dei combattenti, l’esito degli scontri e la possibile evoluzione del conflitto, confrontandoci sempre con una grande difficoltà di verifica degli eventi.
L’avvio dell’operazione militare speciale ha ricalcato il copione tipico degli interventi del dopo Guerra Fredda, caratterizzandosi per massiccio impiego iniziale di aerei da bombardamento in aggiunta ai missili tattici balistici e da crociera, il tutto volto all’annientamento delle infrastrutture di comando e controllo, delle basi aeree, degli aeroporti, delle fabbriche di armamenti e dei depositi di munizioni.
Con il passare delle ore non si è però delineata un’azione “lampo”, ma una progressione sistematica per controllare l’esteso territorio ucraino e impedire nel contempo ogni eventuale contrattacco. In altri termini, la Federazione Russa si è impegnata nell’invasione dell’intera Ucraina.
Le forze russe si sono mosse lungo quattro direttrici: due provenienti dalla Bielorussia, dove sembrano riunite le forze più robuste e meglio addestrate, in direzione Sud e Sud-Est. La prima ha avanzato direttamente verso Kiev. La seconda, con il precipuo compito di tagliare trasversalmente l’Ucraina, ha rinforzato la gravitazione contro la capitale, puntando poi alle aree meridionali circostanti Poltava e Dnipopretrowk.
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