di Giuseppe Morabito
Il cambiamento climatico e la scarsità di risorse influenzeranno sempre più gli equilibri di potere in diverse aree del mondo. La competizione per il possesso e il controllo di acqua e terre continua a generare tensioni “intra” e “inter“ nazionali. Le future scelte strategiche e logistiche di molte operazioni militari dovranno tenere conto di questi scenari. La NATO Defence College Foundation ha analizzato questi aspetti strategici nella conferenza organizzata a Roma lo scorso mese. A questi argomenti si aggiunge quello energetico. Il nostro paese e i suoi alleati della NATO, come tutti i principali paesi consumatori, - comprese le nazioni emergenti – dovranno, nel prossimo futuro, risolvere un problema energetico complesso.
Il comparto della Difesa non può essere avulso da questi problemi, perché potrebbe essere, di fatto, il mezzo, qualora fallisse la diplomazia, per affrontare le minacce future per l’approvvigionamento dell'energia agli italiani. La NATO come “Alleanza Difensiva” non può trascurare l'importanza per la sicurezza globale ed equilibri internazionali di energia e questioni ambientali, per due ragioni principali.
Leggi tutto: L’Occidente, la Nato, l’Italia e la sicurezza energetica
di Giorgio Bartolomucci
Nel 1967, cinque Paesi del Sud est asiatico decisero di iniziare un progetto di integrazione regionale che li avrebbe aiutati ad affrontare alcuni dei maggiori problemi di quegli anni. Fra le priorità chiave: la guerra del Vietnam, la guerra fredda, la diffusione del comunismo, il futuro del nuovo stato della Malesia, i rifugiati indo-cinesi, il genocidio in Cambogia e la sua invasione da parte del Vietnam, Gli obiettivi erano chiari e ambiziosi: favorire la stabilità tramite la crescita economica, il progresso sociale e lo sviluppo culturale. Ai giorni d’oggi, l'ASEAN - Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, consta di dieci paesi membri (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam) le cui popolazioni ammontano a quasi il 9% degli abitanti del pianeta. La cosiddetta ASEAN Way definisce un processo decisionale basato sul consenso attraverso una costante consultazione rafforzata; la non interferenza negli affari interni, il rispetto dell'indipendenza, della sovranità e dell’identità nazionale, l’integrità territoriale, la pari rappresentanza e, ultimi ma non meno importante, il riconoscimento della necessità di una risoluzione pacifica delle controversie, la rinuncia all'aggressione e all’uso della forza. Oggi questa parte del mondo è una delle più stabili ed economicamente vivace, ma l'intera regione è stata gravemente colpita dalla pandemia del Covid-19.
Leggi tutto: The ASEAN Way and a Sustainable Development
di Franco Danieli
Chiunque abbia frequentato i due Paesi e si sia correttamente informato, può agevolmente constatare come i valori - e le regole - posti a fondamento dell’Unione Europea siano regolarmente e grandemente violati; furbizia e corruzione, appalti pubblici non trasparenti, controllo dei mezzi d’informazione, giudici sottoposti all’esecutivo, limitazioni alla libertà di espressione e all’insegnamento, repressione del dissenso e così continuando, sono le caratteristiche principali dei due Stati ex “cortina di ferro”.
Ora nel momento in cui l’Unione e soprattutto il suo Parlamento decidono finalmente di condizionare i trasferimenti economici al rispetto dei comuni principii dello “stato di diritto” i governi dei due Paesi giocano d’azzardo, proclamando di “non accettare indebite intromissioni negli affari interni” e ponendo il veto al bilancio pluriennale, di cui sono tra l’altro tra i principali beneficiari.
Leggi tutto: L’azzardo europeo dei regimi di Polonia e Ungheria
di Giuseppe Morabito
Il 15 novembre è stato firmato, dopo otto anni di negoziati, senza una seppur minima copertura mediatica probabilmente in conseguenza del focalizzarsi di tutti i media sulle notizie concernenti la pandemia da Covid-19, un accordo che potrebbe potenzialmente cambiare il futuro economico e strategico dell’Europa e di tutto il mondo occidentale. E’, infatti, stato deciso di dare vita alla Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP).
Si tratta di un accordo economico-commerciale tra i dieci Paesi dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico) più Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Quest’accordo storico, segna la costituzione del blocco commerciale e d’investimento più grande al mondo, in grado di rivoluzionare la geopolitica della regione e i rapporti tra gli Stati dell’Est asiatico.
Leggi tutto: La partnership asiatica. Un’opportunità per uscire dalla crisi?
La storia delle relazioni non cambia anche in tempi di pandemia.
di Giuseppe Morabito
Da moltissimi anni, cioè dalla separazione, di fatto, in due stati, i rapporti politici di Taiwan con la Cina restano quantomeno problematici in conseguenza della decisione del governo di Pechino di continuare a considerare l'isola come parte del suo territorio e non come un paese indipendente e democraticamente all’avanguardia. Una delle conseguenze di tale posizione sta nel fatto che la Cina ha ottenuto, nel tempo, l’esclusione quasi totale di Taiwan dalle organizzazioni e dai forum internazionali.
Fa eccezione forse solo la NATO che, ad esempio, permette a funzionari taiwanesi di partecipare ai corsi di formazione al NATO Defence College d Roma. Certamente se gli organizzatori dei forum e la maggior parte dei paesi partecipanti esprimessero almeno il loro sostegno a Taiwan nel senso di favore alla sua presenza nei forum internazionali stessi, questo potrebbe avere un ruolo fondamentale nel promuovere l'obiettivo perseguito dalla democratica Taiwan e quindi vedere i suoi rappresentanti prendere parte alle riunioni delle organizzazioni internazionali in modo pragmatico ed efficace.
Leggi tutto: Taiwan, Interpol e... la Cina