di Veronica Rauso
Lo scorso 22 settembre si è tenuto il forum permanente del CNEL sulla NEXT GENERATION UE per Uguali Opportunità. Momento importante al quale hanno partecipato i vari attori istituzionali e le parti sociali, tra cui possiamo annoverare l’INT Istituto Nazionale Tributaristi, Confindustria, Casartigiani, Regione Lazio, ed esponenti politici.
Tale incontro è stato l’occasione per ribadire con forza alcuni concetti che sentiamo da diversi mesi. Argomento principe è stato quello della Next Generation EU cioè l’insieme di misure che dall’Europa, per il periodo che va dal 2021 al 2027, serviranno a finanziare, i Paesi europei nel periodo di ripresa economica sostenendo gli investimenti nella transazione digitale e nel settore del verde. Investimenti che saranno finanziati per un importo pari a 750 miliardi che la Commissione Europea reperirà sul mercato emettendo titoli garantiti dal bilancio europeo così ripartiti: 500 miliardi destinati a sovvenzioni e 250 miliardi messi a disposizione degli Stati come prestiti da restituire.
Leggi tutto: Next Generation EU per la ripartenza
di Salvatore Cuomo
Da qualche tempo e sulla bocca ormai non solo degli addetti ai lavori il tema della riforma fiscale.
E questo grazie anche ad alcune interviste rilasciate dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini che così facendo ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica oltre che delle Istituzioni il tema in oggetto non senza qualche iniziale polemica a mio parere errata.
Leggi tutto: La riforma fiscale quale strumento di indirizzo del paese
di Gianpiero Ruggiero
Nel recente discorso sullo Stato dell’Unione
Ursula von der Leyen ha fissato alcuni punti chiave per una strategia comunitaria da qui al 2030 su cui concentrarsi. Al centro delle preoccupazioni di Bruxelles ci sono sei linee di intervento:
Fare dell’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico. Piano straordinario basato su:
di Sergio Bellucci
Spesso in questi anni si è parlato dell’origine del ritardo italiano. Perché la nostra economia non cresce al ritmo degli altri paesi? Perché, pur avendo una saturazione altissima dell’intensità del lavoro umano (con linguaggio antico avremmo detto il livello del suo “sfruttamento”), la nostra produttività non è al passo con quella degli altri paesi europei e mondiali? Dove abbiamo accumulato il nostro grande ritardo? Quali sono stati i deficit accumulati e quando c’è stata la definitiva inversione di tendenza?
Leggi tutto: L’Italia che avrebbe potuto essere
di Fabio Pisa
Ci interroghiamo spesso su come la pandemia mondiale da cui siamo, almeno per il momento, usciti dalla fase più acuta, sarà in grado di incidere sulla comune visione della società nel suo complesso, dai rapporti di forza che regolano il mercato del lavoro e dei consumi, fino alla dimensione più intima dell’individuo e al suo ruolo all’interno delle comunità. Difficile dare delle risposte. Temo che quella spinta emozionale verso un ideale miglioramento della società che pure tanti hanno avvertito nel momento dello scoramento collettivo da lockdown stia già esaurendo la sua forza propulsiva, ricacciato indietro da un sistema economico sociale fondato su una dottrina liberale talmente consolidata e pervasiva in ogni aspetto dell’agire umano difficilmente scalfibile da un evento circoscritto e tutto sommato ciclico nella storia dell’uomo. Insomma, un cigno nero troppo piccolo per invertire una rotta centenaria.
Leggi tutto: Smart-working. Una questione innanzitutto semantica