di Luigi Gentili
La politica industriale non può essere vista come qualcosa di uniforme e temporalmente standardizzato. Le scelte di investimento sono condizionate dal ritorno economico che producono, spesso variabile a livello temporale. Esistono investimenti che hanno maggiori risultati nel breve termine, altri nel lungo periodo. Se combinati tra di loro, i diversi tipi di investimento possono garantire una crescita economica sostenuta nel tempo. Se isolati tra di loro, invece, i risultati economici tenderanno a spegnersi nel tempo. Basti prendere l'esempio degli investimenti infrastrutturali, fondamentali per creare uno sviluppo economico duraturo. Tali investimenti sono di due tipi, quelli classici e quelli legati all'innovazione tecnologica. E' chiaro che in un piano di sviluppo industriale efficace deve esserci un mix di provvedimenti che li riguardano entrambi, pena la loro scarsa incidenza a livello temporale. Non è pensabile, ad esempio, credere che la sola innovazione 4.0 crei uno sviluppo duraturo.
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di Raffaella Pergamo
Se riflettiamo su cosa in particolare ha accompagnato le lunghe giornate di quarantena, il pensiero va subito al cibo e alla consapevolezza delle scelte di acquisto degli italiani che hanno preferito prodotti locali e di qualità nonostante le restrizioni e le attese e anche, in alcuni casi, un minor reddito temporaneo.
Da uno studio recente del CREA (RRN 2020, De Maria, Solazzo, Zezza), infatti, il settore agricolo italiano ha risentito meno degli effetti negativi della pandemia, rispetto agli altri paesi europei, anche per la maggiore diffusione sul territorio nazionale delle filiere agroalimentari (nazionali e locali). La difficoltà del momento vissuto ha evidenziato che l’agricoltura con la sua rete di produttori e con gli investimenti già effettuati per accrescere la qualità dei prodotti e la tutela della biodiversità non ha subìto frenate brusche anche grazie ai controlli sanitari e fitosanitari esistenti e alle buone pratiche nei trasporti e nella sicurezza alimentare che hanno mantenuto e consolidato la fiducia nei sistemi nazionali di approvvigionamento e vendita.
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di Salvatore Cuomo
Questa provvidenza è prevista all’articolo 25 del Dl. 34, il cosiddetto Decreto Rilancio, a favore dei “soggetti esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario, titolari di partita IVA, di cui al Testo Unico delle Imposte sui Redditi”. La stessa norma precisa che “il contributo a fondo perduto di cui al comma 1 non spetta, in ogni caso, ai soggetti la cui attività risulti cessata alla data di presentazione dell'istanza”.
Leggi tutto: Il Contributo a Fondo Perduto nel Decreto Rilancio
di Veronica Rauso
Per favorire la ripresa delle attività nella fase 2, si vuole ripartire da uno dei settori strategici del nostro paese, l’edilizia. Il governo ha varato una serie mi misure a sostegno delle imprese e famiglie, una serie di bonus per evitare una ulteriore recessione del nostro paese a seguito della pandemia.
Leggi tutto: Gli ecobonus possono aiutare la ripresa ma attenzione alla burocrazia!
di Barbara Becchi
Per rilanciare il Mezzogiorno è necessario risolvere il "problema dei problemi": provare a porre fine alla fuga dei giovani meridionali dalla loro terra arginando così il depauperamento del capitale umano che affossa il SUD.
Negli ultimi 15 anni i flussi migratori dal Mezzogiorno verso il resto del mondo, hanno visto la partenza di più di 600.000 giovani e più di 240.000 laureati che sono andati a sommarsi a tutta la comunità degli italiani all’estero.
Leggi tutto: Cercasi talenti del Sud per il Sud