Estratti del discorso del Presidente del Parlamento europeo nella Giornata internazionale della commemorazione dell'Olocausto
“Questo giornata ci ricorda che 76 anni fa si aprirono i cancelli di Auschwitz-Birkenau, rivelando l’orrore del genocidio nazista”. “Quello che è successo in quel campo di concentramento e in tutte le altre fabbriche della morte disseminate nello spazio europeo, ci chiama alla responsabilità e ci impone l’obbligo di vigilare e di tenere viva la memoria. Come ha scritto Primo Levi, «se comprendere è impossibile, conoscere è necessario»”.
“Fare memoria è quindi un dovere perché quanto è successo non possa accadere di nuovo perché ci pone ogni volta di fronte al lato più oscuro dell’umanità, alla perdita totale del sentimento più elementare della pietà”.
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di Luigi Giorgi
Nell’anno in cui il Partito comunista italiano celebra i cento anni della nascita, la sua storia perde uno degli esponenti più importanti come era Emanuele Macaluso. Che dirigente di quel partito è stato per tanti anni, partendo dalla Sicilia, dalle lotte del lavoro fatte con la Cgil, per arrivare a dirigere il quotidiano di Partito “l’Unità”. Che lo stesso Macaluso ha definito l’esperienza più ricca e gratificante fatta: «Fu l’occasione per dare uno sbocco a una mia personale tendenza al lavoro giornalistico, e mi diede la possibilità di conoscere un mondo diverso da quello che avevo frequentato» (Macaluso, 50 anni nel Pci, Soveria Mannelli 2003, p. 225).
In questa fase di ricostruzione storica e politica delle vicende, particolari, eterodosse e ortodosse allo stesso tempo, del comunismo italiano, mancherà ancor di più la sua voce e la sua visione, per certi versi lontana da eccessive ricostruzioni agiografiche delle vicende del Pci. Ma allo stesso tempo, con i piedi ben piantati nella tradizione, e nella storia, del partito comunista più grande dell’occidente.
Leggi tutto: Emanuele Macaluso. Uomo di partito e intellettuale. Un breve ritratto
di Valerio Di Porto
Il Giorno della memoria 2021 arriva in capo a 10 mesi di pandemia, che ci costringono a celebrarlo sulle diverse piattaforme web anziché, come è tradizione, in affollate manifestazioni. Nei giorni immediatamente precedenti Emanuele Filiberto ha scelto di rompere un silenzio lungo 83 anni per chiedere scusa (per interposta persona) per la firma delle leggi razziali da parte di Vittorio Emanuele III, in una lettera di cui le istituzioni ebraiche hanno preso atto con freddezza talora diffidente, perché non rimargina una ferita troppo profonda e nel contempo lontana e attuale.
In effetti, il gesto appare tardivo e fuori tempo massimo, dopo ostinati silenzi ed edulcorazioni delle leggi razziali, la cui gravità, in Italia, ancora oggi non è pienamente percepita, nonostante gli approfondimenti in sede storica e le iniziative per ricordarle.
Leggi tutto: Le leggi razziali: una ferita troppo profonda